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Aurora magazine

Fare sport in gravidanza dona la carica anche al bambino

Le donne che fanno sport in gravidanza hanno più probabilità di avere figli con abilità motorie elevate. Lo suggerisce uno studio condotto dalla professoressa Linda May, della East Carolina University.

I ricercatori hanno analizzato le abilità motorie dei figli di due gruppi di mamme: quelle che avevano fatto esercizio regolare in gravidanza; quelle che non l’avevano fatto. A un mese dal parto, i piccoli appartenenti al primo gruppo si muovevano meglio rispetto a quelli del secondo. In teoria, i bambini del primo gruppo hanno più probabilità di sviluppare abilità motorie avanzate in breve tempo. Inoltre, è probabile che diventino bambini più attivi di quelli del secondo gruppo.

Lo studio ha coinvolto 71 donne incinte in buona salute. Metà di loro hanno fatto esercizio circa 3 giorni a settimana per 1 ora. L’altra metà si è limitata a fare esercizi molto blandi, stretching ed esercizi di respirazione. Un mese dopo il parto, i medici hanno analizzato le capacità motorie dei bambini, assegnando loro dei punteggi.

Quale tipo di attività ha questo tipo di benefici? Secondo la professoressa, il movimento dev’essere abbastanza intenso da aumentare il ritmo del battito cardiaco. Deve però essere abbastanza blando da consentire di parlare durante l’esercizio. Le future mamme possono quindi camminare a ritmo sostenuto, nuotare, andare in bicicletta e seguire classi di aerobica prenatale.

Secondo i ricercatori, è probabile che l’esercizio fisico aumenti i livelli di ossigeno nel ventre materno, stimolando lo sviluppo cerebrale del feto. Oppure, potrebbe stimolare il rilascio di proteine dette fattori di crescita.

Fonte: medicalxpress.com

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Le donne incinte non devono traslocare?

Cambiare casa nei primi tre mesi di gestazione è collegato a un rischio maggiore di parto prematuro. Lo rivela una ricerca statunitense pubblicata su Journal of Epidemiology & Community Health.

I ricercatori hanno analizzato i dati dei bambini nati a Washington tra il 2007 e il 2014, partoriti da madri almeno diciottenni. A partire da questi, hanno selezionato un campione di 30.000 donne che si erano trasferite nei primi tre mesi di gravidanza. Dopodiché hanno confrontato i dati con altre 120.000 che non l’avevano fatto.

Le donne del primo gruppo erano tendenzialmente più giovani, con un livello culturale inferiore e con uno stipendio più basso. Inoltre era più probabile che fossero non sposate e che avessero fumato durante la gestazione. Questi sono tutti fattori di rischio per il feto, collegati a un rischio maggiore di parto prematuro e di peso basso alla nascita. Di conseguenza, i ricercatori hanno tenuto conto di tutti questi elementi, in modo da avere dati meno “inquinati” possibile.

Dopo aver eliminato gli altri fattori potenzialmente rilevati, gli scienziati hanno verificato se il solo trasferirsi avesse un effetto sulla gravidanza. Un trasloco nel primo trimestre è associato al 37% di probabilità in più che il bambino nasca sottopeso e al 42% che nasca prima. Inoltre, nel 9.8% dei casi i bambini sono risultati più piccoli di quanto calcolato con i test prenatali.

I dati riguardano donne provenienti da tutte le classi sociali, giovani e meno giovani. I ricercatori non sanno però spiegare il perché di questo fenomeno. Probabilmente è colpa dello stress e degli sforzi fisici collegati al trasloco.

Fonte: eurekalert.org

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La dieta mediterranea riduce il rischio di diabete gestazionale

Seguire la dieta mediterranea in gravidanza riduce il rischio di diabete gestazionale, con tutte le conseguenze negative conseguenti. È quanto sostiene un trial clinico condotto dalla Queen Mary University di Londra e dalla University of Warwick.

La classica dieta mediterranea, comprensiva di 30 grammi di frutta secca e olio extra vergine di oliva, abbassa del 35% il rischio di ammalarsi. Inoltre, le donne che la seguono guadagnano circa 1,25 chili in meno rispetto alla media. Potrebbe quindi essere un’ottima soluzione per le donne obese, ipertese o con alti livelli di lipidi.

Nel Regno Unito, circa 1 donna su 4 inizia la gravidanza con obesità, ipertensione o lipidi alti. Ciò la espone a diabete gestazionale, preeclampsia, pressione alta, complicazioni cardiovascolari. Questo per sottolineare quanto sia importante per questo Paese – ma non solo – trovare una dieta che contrasti tutti i fenomeni in questione.

Il trial ha coinvolto circa 1.252 donne britanniche con diverse culture d’origine. A metà di loro è stata prescritta la dieta mediterranea, mentre l’altra metà ha seguito le indicazioni standard nel Regno Unito. Le donne del primo gruppo hanno avuto meno problemi di diabete gestazionale e hanno guadagnato meno peso. Ciononostante, non ci sono stati effetti su preeclampsia e pressione alta.

Le linee guida inglesi riguardanti la dieta in gravidanza non includono alcune componenti chiave della dieta mediterranea. Non ci sono la frutta secca, la frutta fresca, i cereali integrali, l’olio di oliva. Secondo gli autori dello studio, invece, bisognerebbe ridurre tutti questi alimenti e ridurre sia i grassi animali sia gli zuccheri. In caso di necessità, si consiglia anche di adattare le basi della dieta a cucine appartenenti a culture diverse.

Fonte: qmul.ac.uk

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Quante donne concepiscono naturalmente dopo la IVF?

Secondo uno studio dell’Università di Aberdeen, circa 1 donna su 6 concepisce naturalmente dopo cicli di IVF falliti. I ricercatori hanno analizzato i dati di 2.133 donne che si erano sottoposte ai trattamenti tra il 1998 e il 2011. Di queste, circa 1.073 non erano riuscite ad avere un bambino con la fecondazione assistita. Eppure, il 17% di loro è rimasta incinta nei 5 anni successivi.

Il dottor David McLernon spiega che la IVF è un’esperienza faticosa, sia sul piano fisico che su quello psicologico. Il fallimento dei cicli può essere un duro colpo per le coppie, che però non si devono perdere d’animo. Lo studio prova infatti che le chance di concepire ci sono anche quando sembra tutto perduto.

Lo studio in questione è uno dei primi ad esaminare la questione ed è il più ampio sul tema. Gli studi precedenti hanno sempre coinvolto un numero limitato di persone, basandosi tanto sulle interviste e poco sui dati oggettivi. Una lacuna importante, che McLernon e il suo team hanno colmato.

Il tema interessa migliaia di coppie nel solo Regno Unito. I cicli di trattamento per la fertilità sono circa 75.000 ogni anno, 70.000 dei quali fecondazione in vitro. Nelle donne sotto i 35 anni, il tasso di successo è circa del 29%. Nelle donne tra i 35 e i 37 anni si colloca attorno al 24% e in quelle sopra i 38 anni scende al 17%. Tra coloro che hanno più di 44 anni, la percentuale di successo è del 3% circa.

Fonte: independent.co.uk

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