Recensioni verificate Soddisfatta del servizio.
Personale disponibile e gentile. Lo consiglio a tutti ...
Cliente Sorgente Genetica
logomysorgente

02  4948  5291

Aurora magazine

La cannabis in gravidanza raddoppia il rischio di parto pretermine

Le donne che usano la cannabis in gravidanza hanno il doppio delle probabilità di partorire prima del termine. Inoltre, incorrono in un numero maggiore di complicazioni anche gravi. Lo dimostra uno studio canadese pubblicato sul Journal of the American Medical Association.

I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti su 661.000 gravidanze. In 10.000 di queste, le donne hanno ammesso di aver fatto uso di cannabis durante la gestazione. Circa il 20% del gruppo in questione ha partorito prima della 37a settimana, contro il 6% delle altre donne. La differenza è significativa e il collegamento all’uso di cannabis è piuttosto evidente. Quali sono le ragioni del fenomeno?

I cannabinoli possono attraversare la placenta ed entrare nel flusso sanguigno del feto. Secondo alcuni studi sugli animali, il THC in essi contenuto potrebbe intaccare il sistema endocannabinoide in via di sviluppo. Ciò causerebbe una serie di reazioni avverse, una delle quali è proprio il parto pretermine.

Le donne che hanno fatto uso di cannabis in gravidanza hanno registrato anche un numero maggiore di complicazioni. Le più frequenti tra quelle emerse sono distacco della placenta e sanguinamento grave, con anche la perdita del bambino. Nel gruppo in questione, c’è stato infatti il 66% di aborti spontanei in più rispetto all’altro: circa l’1.6% contro lo 0.9%. Inoltre, il 19.3% dei bambini è finito in terapia intensiva, contro il 13.8% dell’altro gruppo.

Lo studio dimostra che sarebbe meglio evitare la cannabis in gravidanza, ma ha dei limiti. I ricercatori non si sono soffermati su altri fattori che potrebbero influire sulla gestazione. Di conseguenza, è poco chiaro quanto di quello riportato sopra sia davvero ricollegabile alla sostanza.

Fonte: independent.co.uk

Add a comment

Dopo la 41a settimana di gestazione, si moltiplicano i rischi

Una gravidanza sana dura 37 settimane. Come tutti sanno, un termine troppo precoce può essere pericoloso per il bambino. Anche un parto troppo ritardato può causare problemi gravi, però. Secondo uno studio dell’Università Queen Mary di Londra, ogni settimana di gestazione in più aumenta il rischio che il bambino nasca morto.

I ricercatori hanno analizzato i dati di più di 15 milioni di gestazioni. Tra queste, ce n’erano alcune che si erano concluse solo alla 41a settimana di gestazione, con quasi un mese di ritardo. Gli autori hanno confrontato gli esiti di questi parti con quelli a termine e con quelli conclusi alla 40a settimana. I confronti hanno svelato un lieve ma significativo aumento del rischio di complicazioni gravi.

Il rischio è presente ma non tale da causare troppo allarme nelle future mamme. Su 1.449 gestazioni arrivate alla 41a settimana, ce n’è una in più che si conclude in modo tragico. Questo dato si basa sul confronto con le gravidanze che arrivano alla 40a settimana. Inoltre, le donne nere sono circa 2 volte in più a rischio rispetto a quelle caucasiche.

Nel Regno Unito, ci sono circa 3.000 casi di bambini nati morti ogni anno. Circa un terzo di questi erano bambini considerati sani, partoriti dalla 37a settimana di gestazione in poi. Una gravidanza troppo prolungata è uno dei fattori di rischio, motivo per cui dopo la 41a settimana si raccomanda il parto pilotato.

I ricercatori hanno analizzato anche i dati di 13 studi condotti nel Regno Unito, in Danimarca e in Norvegia. Da quanto è emerso, la differenza più significativa scatta dopo la 41a settimana di gestazione. Dalla 42a in poi, le probabilità che il bambino nasca morto aumentano dell’82%.

Fonte: qmul.ac.uk

Add a comment

L’emicrania in gravidanza potrebbe aumentare il rischio di complicazioni

Chi soffre di emicrania spesso manifesta un attenuarsi dei sintomi in gravidanza. Ciononostante, frequenti emicranie durante la gestazione potrebbero essere legate a complicazioni. Le donne che ne soffrono hanno rischi più alti di aborto spontaneo, pressione alta, parto pretermine. Lo affermano i ricercatori della Aarhus University in Danimarca.

Secondo lo studio, le donne affette da emicrania hanno più probabilità di incorrere in complicazioni. Anche i loro figli sono più a rischio e sono soggetti a problemi respiratori e convulsioni. Per provarlo, gli scienziati hanno usato i registri danesi per identificare oltre 22.000 donne incinte affette da emicrania. Ne hanno confrontato i dati con quelli di circa 200.000 donne che non soffrono del problema. I parti cesarei sono risultati del 25% più diffusi tra le donne affette da emicrania.

I ricercatori hanno usato i dati per verificare l’efficacia di eventuali trattamenti contro queste complicazioni. Il trattamento dell’emicrania pare ridurre tanti dei problemi di cui sopra e non è collegato ad ulteriori complicazioni. Una scoperta importante per le tante donne che soffrono di questo problema, che possono assumere farmaci appositi senza preoccupazioni.

Lo studio interessa milioni di donne: il tasso di emicranie interessa soprattutto le donne. La causa è ancora sconosciuta, anche se probabilmente è collegata a stress e cambiamenti ormonali. Paradossalmente, per le donne in gravidanza l’emicrania è meno fastidiosa e anche più pericolosa. A dispetto delle tante future mamme che vedono un miglioramento dei sintomi, ce ne sono altrettante che incorrono nei problemi visti.

Fonte: chop.edu

Add a comment

Troppo glucosio nel sangue aumenta il rischio di obesità per il bambino

Tutti conoscono la pericolosità del diabete gestazionale. Secondo uno studio guidato dalla dottoressa Samantha Ehrlich, però, non serve arrivare al diabete vero e proprio per avere effetti negativi. Livelli troppo alti di glucosio in gravidanza sono infatti collegati a un tasso maggiore di obesità per il bambino. Questo pur rimanendo sotto la soglia della malattia.

Negli Stati Uniti, le donne incinte controllano i livelli di glucosio nel sangue tra la 24a e la 28a settimana. I ricercatori hanno analizzato questi dati e altri, ricavati di oltre 40.000 donne incinte tra il 1995 e il 2004. Li hanno incrociati con quelli dei loro bambini, seguiti fino ai 5-7 anni di età.

Le analisi hanno mostrato una correlazione tra alti livelli di glucosio nel sangue materno e obesità filiale. I figli delle donne con il glucosio alto avevano il 13% di probabilità di diventare obesi. In caso di diabete gestazionale, la percentuale raggiungeva addirittura il 52%. Le percentuali comprendono sia donne essere stesse obese, sia donne del tutto normopeso ma con livelli alterati.

Pare chiaro che ci sia un legame tra glucosio e obesità infantile, che non passa necessariamente per l’indice di massa corporea. Secondo gli autori dello studio, la prevenzione dell’obesità infantile potrebbe quindi passare anche per il controllo dei livelli di glucosio.

Fonte: tennessee.edu

Add a comment