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Aurora magazine

Come distinguere sindrome premestruale e gravidanza

La sindrome premestruale provoca sintomi per molti versi simili a quelli della gravidanza. Entrambe provocano sbalzi umorali, seno dolorante, crampi al basso ventre. Capita quindi che alcune donne facciano fatica a distinguere le due condizioni. Come fa una donna a capire se è incinta o sta per avere il ciclo?

I sintomi comuni tra sindrome premestruale e gravidanza sono:

  • irritabilità, ansia, tristezza con crisi di pianto;
  • costipazione;
  • seno dolorante.

Di solito gli sbalzi umorali spariscono una volta che iniziano le mestruazioni. Se però persistono e le mestruazioni non arrivano, è probabile che ci sia una gestazione in corso. La presenza di mestruazioni e il persistere della tristezza potrebbe invece essere sintomo di depressione. Se i sintomi comportamentali persistono per almeno due settimane, è meglio rivolgersi a un dottore.

La costipazione è un altro problema legato sia alla gravidanza sia alla sindrome premestruale. Secondo i ricercatori, il problema affligge circa il 38% delle future mamme nei primi due trimestri. I cambi ormonali legati al ciclo possono avere effetti simili, che però spariscono quando le mestruazioni iniziano. Gli sbalzi ormonali sono la causa anche dei dolori al seno propri di entrambe le condizioni.

Ci sono invece sintomi che si presentano durante la gestazione e non durante la sindrome premestruale. In particolare, sono:

  • niente mestruazioni;
  • nausea;
  • cambiamenti nei capezzoli.

Il sintomo di gestazione per eccellenza sono le mestruazioni che saltano. Ciononostante, sono solo uno dei segnali di una gravidanza agli inizi. I mutamenti nel ciclo mestruale possono infatti essere legati a peso troppo basso o troppo alto, stress, ovaio policistico, disturbi della tiroide, menopausa. Allo stesso modo, le nausee mattutine sono un disturbo classico nel primo trimestre legato però anche ad altri problemi.

I cambiamenti nei capezzoli sono forse uno dei segnali più chiari di gravidanza in corso. Di rado ci sono mutamenti di colore o dimensioni prima delle mestruazioni. Di conseguenza, se l’areola diventa più grande o scura e il sanguinamento non si verifica, è probabile che sia avvenuto il concepimento.

Fonte: medicalnewstoday.com

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Mangiare pesce in gravidanza rende il bimbo più intelligente

Mangiare pesce in gravidanza aiuta a stimolare lo sviluppo cerebrale del proprio bambino. Lo afferma uno studio guidato dal dottor Kirsi Laitinen dell’Università di Turku, in Finlandia. La ricerca conferma un lungo elenco di studi precedenti, che collegano sviluppo del bambino e alimentazione materna.

Secondo il dottor Laitinen, mangiare tanto pesce in gravidanza fornisce una scorta di acidi grassi al feto. La sostanza stimola la crescita del cervello sia nel grembo materno sia nel primo anno di vita. Gli acidi grassi aiutano infatti lo sviluppo delle cellule nervose della retina e delle sinapsi. Di conseguenza i neuroni sono meglio collegati tra loro e i messaggi viaggiano più veloci nel sistema nervoso.

I ricercatori hanno esaminato i dati di 56 donne e dei loro bambini, che avevano partecipato a uno studio più grande. Le donne avevano tenuto un diario alimentare nel corso della gestazione. Avevano preso nota delle fluttuazioni di peso, dei livelli di zucchero del sangue e della pressione. Inoltre, avevano segnato l’eventuale presenza di diabete gestazionale e fumo.

Il team ha registrato i livelli di acidi grassi nella dieta e nel sangue delle future mamme e dei loro bambini. Per questi ultimi, hanno analizzato i livelli all’età di un mese e di due anni. In quell’occasione, ne hanno anche valutato il sistema visivo e le capacità cognitive. I risultati migliori sono arrivati dai bambini le cui mamme mangiavano pesce tre volte alla settimana, specie nell’ultimo trimestre.

Fonte: springer.com

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Quale legame esiste tra livelli di glucosio in gravidanza e diabete?

Le donne con alti livelli di glucosio in gravidanza hanno più probabilità di ammalarsi di diabete di tipo 2 negli anni successivi. Anche se i livelli non sono tali da poter parlare di diabete gestazionale. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista della American Medical Association. I ricercatori hanno seguito le future mamme lungo tutta la gestazione e 10-14 anni dopo il parto.

Gli studi precedenti si concentravano sulle possibili complicazioni per il bambino. Questo, invece, analizza gli effetti del glucosio sulle madri, anche su quelle che formalmente non soffrono di diabete. È così emerso che bastano livelli poco più alti del consigliato per aumentare il rischio di diabete di tipo 2 nelle madri e di obesità nei figli.

I ricercatori hanno analizzato 4697 madri, dividendole in base ai livelli di glucosio in gravidanza. Nessuna delle donne aveva avuto problemi di diabete gestazionale. Tra quelle con livelli molto alti, dopo 10 anni circa l’11% soffriva di diabete di tipo 2 e il 42% di prediabete. Tra quelle con livelli normali, invece, le percentuali erano del 2% per il diabete e del 18% per il prediabete.

Lo studio ha preso in esame anche i figli delle donne, 4832 in tutto. I bambini nati da madri con alti livelli di glucosio erano molto più a rischio di obesità. Il 19% di loro erano obesi, contro il 10% dei bambini nati da madri con livelli normali. Questo significa che non è necessario arrivare al diabete gestazionale per avere problemi negli anni a venire.

Nonostante i dati siano significativi, hanno dei limiti. Mancano infatti informazioni riguardo lo stile di vita di mamme e bambini, che potrebbero aver influito. Inoltre, non si hanno dati riguardo l’indice di massa corporea prima della gravidanza.

Fonte: niddk.nih.gov

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Bambini più forti con l’olio di pesce in gravidanza

L’assunzione di olio di pesce alla fine del terzo trimestre di gravidanza è legata a un aumento dell’indice di massa corporea nel bambino. La notizia è però tutt’altro che negativa. I bambini analizzati dal team danese e gli studi delle cavie mostrano infatti un aumento della massa magra, non di quella grassa. Ciononostante, lo studio si ferma al sesto anno di vita dei bambini: le conseguenze più avanti con negli anni sono poco chiare.

Lo studio ha coinvolto 736 donne, che dalla 24a settimana di gestazione hanno assunto olio di pesce o olio di oliva. Dopo il parto, i ricercatori hanno misurato altezza, peso e circonferenza di testa e vita dei bambini. Hanno ripetuto l’operazione 11 volte nel corso dei primi 6 anni di vita dei bambini. Secondo i dati, i bambini hanno mostrato un indice di massa corporea superiore alla media.

I medici hanno integrato le misurazioni con l’osteodensitometria, un esame per calcolare la densità delle ossa. È emerso che la massa corporea maggiore era frutto di un aumento della massa magra, non di quella grassa. Pare quindi che l’olio di pesce in gravidanza stimoli la crescita di ossa e muscoli.

All’età di 6 anni, i bambini esposti all’olio di pesce in età prenatale avevano una massa corporea totale 395 g più alta della media. Di questi, 280.7 g erano di massa magra e solo 116.3 g di massa grassa. Non ci sono dati dopo i 6 anni, saranno quindi necessari ulteriori studi per conoscere le conseguenze dopo questa età.

Fonte: bmj.com

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