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Aurora magazine

Analisi dei dati migliore, fecondazione assistita più efficace

Gli scienziati di Tartu hanno scoperto come migliorare la qualità dei trattamenti di fecondazione assistita. I risultati dello studio, comparsi sulla rivista Human Reproduction, promettono di ottimizzare le procedure. I medici potranno utilizzarli nella medicina di precisione, per tenere conto delle variabili nel ciclo mestruale delle pazienti donne. L’approccio personalizzato sarà di aiuto soprattutto per le tante coppie che hanno provato senza successo con la fecondazione in vitro.

Nel 2017, in Estonia si sono eseguite oltre 2800 procedure di IVF. Solo il 15% di queste è andata a buon fine, portando alla nascita di 430 bambini in totale. Perché i numeri rimangono così bassi? Ci possono essere problemi lungo tutte le fasi del trattamento, ma il momento più critico è l’impianto dell’embrione. Trasferire l’embrione nel momento sbagliato, quando le condizioni non sono ottimali, decreta il fallimento dell’intera procedura.

Nel concepimento naturale, l’embrione si può formare in un momento poco favorevole e impiantarsi quando l’endometrio è pronto. È uno dei motivi per cui a volte è possibile rimanere incinta durante il sanguinamento. Nella fecondazione in vitro, invece, è necessario individuare il giorno migliore per trasferire l’embrione. Solo così è possibile aumentare le probabilità di successo della procedura. I medici hanno concepito diversi metodi per misurare la ricettività dell’endometrio nel modo più accurato possibile.

Lo studio in questione parte da un fatto ben noto: il rivestimento interno dell’utero è formato da diversi tipi di cellule. Gli studi precedenti non avevano mai considerato l’effetto della proporzione tra questi tipi di cellule. In questo caso, invece, i ricercatori hanno cercato il collegamento tra questo dato e i profili dell’espressione genetica dell’endometrio. Ciò ha permesso loro di rendere l’analisi genetica più precisa, migliorando i test basati l’espressione dei geni nelle cellule endometriali.

Fonte: etag.ee

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IVF: perché un singolo embrione può dividersi in due o tre?

Da qualche anno è ormai prassi trasferire un solo embrione alla volta durante la fecondazione in vitro. In questo modo si riduce in maniera significativa il rischio di gravidanze multiple. Ciononostante, non lo si evita in toto. Capita a volte che un singolo embrione dia origine a una gravidanza gemellare o addirittura plurigemellare. Com’è possibile? Ne parla uno studio guidato dal dottor Keiji Kuroda, pubblicato su Human Reproduction.

Il tasso di gravidanze gemellari dopo un singolo impianto è dell’1,6%. Circa l’1,36% delle gestazioni è legato a un processo chiamato meiosi zigotica. Lo studio esamina 937.848 cicli di fecondazione in vitro con impianto di un singolo embrione. I ricercatori hanno cercato tutti i fattori che potrebbero essere legati al fenomeno, sia nella madre sia nel procedimento. Da quanto è emerso, la tecnica di “assisted hatching” potrebbe essere una delle possibili cause della divisione dell’embrione.

La meiosi zigotica si verifica tra il secondo e il sesto giorno dopo la fecondazione dell’ovocita. In questa fase, lo zigote si divide in tante cellule chiamate blastomeri, che andranno a formare l’embrione. Capita che lo zigote si spezzi in due e che ciascuna parte formi uno zigote indipendente, dal quale si svilupperà un embrione. A volte, lo zigote si spezza addirittura in tre. Gli embrioni hanno tutti lo stesso patrimonio genetico, sono quindi gemelli monozigoti o identici.

Può essere difficile capire quali gravidanze multiple sono frutto di meiosi zigotica e quali di altri fattori. In alcuni casi, un atto sessuale nel periodo del ciclo di IVF si può tradurre in una doppia gravidanza. Una causata dalla fecondazione in vitro e l’altra naturale. L’unico modo sicuro è usare gli ultrasuoni per vedere se ci sono più sacchi gestazionali e quanti sono i feti. Se i feti sono più dei sacchi gestazionali, allora la gravidanza multipla è causata dalla meiosi zigotica.

Fonte: medicalxpress.com

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Più concepimenti con un dispositivo grande quanto una moneta

Un dispositivo grande quanto una moneta potrebbe rendere più facile il concepimento. L’invenzione arriva dall’Università di Southampton e si rivolge alle coppie con problemi di fertilità. Il minuscolo impianto serve a raccogliere dati su pH e la temperatura dell’utero. In questo modo, è più facile diagnosticare problemi di infertilità e trovare il momento migliore per concepire.

Nel Regno Unito 3,5 milioni di persone hanno problemi a concepire. L’infertilità può interessare sia gli uomini sia le donne e ha molte cause. In circa 1 caso su 4, però, i medici sono incapaci di individuarle e si parla di “infertilità inspiegata”. Come trattare casi del genere? Il professor Ying Cheong e il suo team ha risposto creando il nuovo dispositivo in questione.

Lo studio dietro alla creazione del dispositivo mira a individuare l’ambiente migliore per lo sviluppo embrionale. I ricercatori stanno studiando quali sono i livelli ideali nell’utero e l’impianto servirà a misurarli.

Il nuovo dispositivo va impiantato come una spirale contraccettiva e dovrebbe rimanere stabile per una settimana. In questo lasso di tempo, invia i dati a un microchip attaccato a un set speciale di biancheria intima. Finiti i sette giorni, i dottori rimuovono il dispositivo e analizzano i dati. Grazie alle informazioni raccolte dall’interno, è più facile individuare problemi di infertilità e trovare una soluzione.

L’impianto potrebbe essere un’alternativa per le coppie che non possono permettersi la fecondazione in vitro. Il prossimo passo sarà quindi un test su 30 donne che stanno cercando di concepire. L’obiettivo sarà verificare la sicurezza, l’efficacia e la comodità del dispositivo.

Fonte: independent.co.uk

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Nasce una tecnica per radunare gli spermatozoi più forti

Gli scienziati della Cornell University hanno sviluppato un metodo per radunare solo gli spermatozoi più forti. La tecnica promette di accelerare la fecondazione in vitro (IVF) e aumentare le possibilità di successo.

Esistono già delle tecniche per riconoscere e separare gli spermatozoi più vigorosi. Purtroppo richiedono ore e non sono sempre efficaci, con conseguenze negative sull’esito finale. Per questo motivo, i ricercatori hanno sviluppato una tecnica alternativa che aumenta le probabilità di successo della IVF. Lo strumento principale è un microfluido, che raggruppa gli spermatozoi in tempi brevissimi e con uno sforzo minimo.

Un indizio del livello di motilità degli spermatozoi è la loro capacità di nuotare controcorrente. Gli autori dello studio hanno quindi sviluppato un microfluido nel quale far nuotare gli spermatozoi. Vi hanno aggiunto un microscopico recinto a forma di C e l’hanno usato per raggruppare i nuotatori migliori. Il nuovo processo impiega circa 5 minuti, contro le ore del procedimento tradizionale. È inoltre quasi del tutto passivo e richiede un impegno minimo, dando ottimi risultati.

La tecnica nasce per la medicina umana e promette di facilitare enormemente le tecniche di fecondazione assistita. La selezione degli spermatozoi migliori è infatti essenziale per ottimizzare i processi. Come tante altre cose, però, potrebbe trovare un’applicazione anche in ambito veterinario.

Fonte: cornell.edu

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