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Aurora magazine

L'impatto dell'obesità sulla fecondazione assistita

Tra il 1975 e il 2016, il tasso di persone obese si è triplicato. Si stima che nel mondo ci siano circa 1,9 miliardi di adulti obesi. Nel 2013-2014, circa il 66,9% delle donne statunitensi erano sovrappeso o obese. Questo in che modo si associa all’infertilità e quali effetti ha sull’esito della fecondazione assistita?

Un recente studio ha analizzato gli esiti della fecondazione in vitro (IVF) in donne con diversa massa corporea. I ricercatori hanno usato i dati di 51.198 donne che si stavano sottoponendo al primo ciclo di fecondazione. Per facilitare le analisi, le hanno suddivise nei seguenti gruppi:

  • sottopeso;
  • normopeso;
  • sovrappeso;
  • obese classe I;
  • obese classe II e III.

Per avere dati il più possibile affidabili, hanno tenuto conto di fattori quali l’età, la riserva ovarica, il numero di embrioni impiantati. È emerso che le donne sovrappeso e obese avevano un tasso maggiore di cancellazione del ciclo di fecondazione. Inoltre, le donne obese hanno prodotto meno ovociti rispetto a quello solo sovrappeso o normopeso. Anche il numero di embrioni utilizzabili per la IVF è risultato minore.

Secondo i dati analizzati, c’è stato un tasso un minore tasso di parti tra le donne obese. Anche le donne sottopeso hanno avuto un certo numero di problemi, però: il tasso di successo dei loro cicli di fecondazione è stato pari a quello delle donne sovrappeso, quindi minore rispetto alle donne normopeso.

Fonte: medscape.com

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Si possono ottenere embrioni con meno anomalie cromosomiche?

I ricercatori dell’Università di Montreal hanno ridotto le anomalie cromosomiche di un campione di embrioni di topo. Si tratta di una scoperta senza precedenti, che potrebbe migliorare le attuali tecniche di fecondazione in vitro. Infatti le anomalie, anche quando non si traducono in malattie vere e proprie, riducono le possibilità di successo della IVF.

Circa il 50% degli embrioni generati con la fecondazione in vitro contiene anomalie cromosomiche. Le più diffuse sono le aneuploidie, ovvero cellule con un numero anormale di cromosomi. Si pensa che questa anomalia sia la prima causa di infertilità, ma non se ne conoscono ancora i meccanismi. Lo studio in questione è riuscito a spiegarne almeno parte.

Parte delle aneuploidie potrebbero manifestarsi durante il cosiddetto “assemblaggio del fuso mitotico”. Manipolando questo meccanismo mediante dei farmaci, sarebbe possibile ridurre del 50% le probabilità di anomalie. A questo scopo, i ricercatori hanno somministrato un farmaco chiamato proTAME agli embrioni. Quelli trattati in questa maniera hanno sviluppato molte meno cellule con un numero anomalo di embrioni.

La scoperta apre un nuovo ventaglio di possibilità anche per gli esseri umani, pur essendo nelle prime fasi. Ciononostante, prima di lavorare su embrioni umani bisognerà condurre ulteriori studi e analizzare tutte le possibili implicazioni. Non sappiamo infatti quali potrebbero essere le conseguenze sul lungo periodo e se, con il tempo, il trattamento potrebbe dare luogo a nuovi problemi.

Fonte: medicalxpress.com

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I bambini nati da IVF non sono soggetti di più ai tumori

La fecondazione in vitro (IVF) solleva tante domande, molte delle quali legate alle conseguenze sulla prole. Una di queste riguarda il rischio di ammalarsi di tumore nei bambini nati grazie a queste tecniche. Secondo uno studio guidato dalla professoressa Flora van Leeuwen, le tecniche di fecondazione assistita non influenzano le probabilità di ammalarsi.

Lo studio ha analizzato i dati di 47.690 bambini nati tra il 1980 e il 2001. Tra questi: 24.269 sono stati concepiti con la fecondazione assistita; 13.761 sono stati concepiti naturalmente; 9.660 sono stati concepiti naturalmente da coppie poco fertili, anche con stimolazione ovarica. Gli studiosi li hanno seguiti per una media di 21 anni di vita.

I ricercatori hanno confrontato il tasso di tumori tra questi bambini, nella popolazione generale e tra i bambini concepiti naturalmente. In quest’ultimo gruppo c’erano anche bambini concepiti naturalmente da donne poco fertili. Ciò ha permesso di analizzare l’infertilità come un fattore di rischio a sé stante.

Tra i bambini coinvolti, 231 si sono ammalati di tumore; 31 si sono ammalati di leucemia e 26 di melanoma. I ricercatori hanno preso in considerazione fattori come l’età, la fertilità genitoriale, l’esposizione a fattori di rischio. Da quanto è emerso, non ci sono differenze sostanziali rispetto ai bambini concepiti naturalmente. Ciò vale per i bambini nati da donne poco fertili e per quelli nati da donne senza problemi. Ciononostante, un dato interessante c’è.

Benché la differenza non sia statisticamente significativa, i bambini concepiti mediante iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo paiono più a rischio.

Fonte: eshre.eu

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Fumare intacca l’esito della fecondazione assistita

Fumare potrebbe ridurre le possibilità di successo della fecondazione assistita. Non solo fumare durante i cicli, ma anche averlo fatto fino a tre mesi prima potrebbe impedirne il buon esito. Lo rivela uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), guidato dalla dottoressa Karilynn Rockhill dell’Oak Ridge Institute for Science and Education in Tennessee.

Il team della dottoressa Rockhill ha condotto uno studio retrospettivo su dati raccolti tra il 2009 e il 2013 negli Stati Uniti. I ricercatori hanno scoperto che più di 12.000 cicli potrebbero essere stati influenzati dal fumo. Il vizio pare infatti essere legato a diverse cause di cancellazione, tra le quali la mancanza di ovociti fecondabili e di embrioni adatti all’impianto. Di fatto, fumare riduce l’efficacia della fecondazione assistita e potrebbe intaccare anche la fertilità.

Secondo i medici, è importante che i medici discutano questo fatto con le pazienti in cerca di un bambino. Si conoscono infatti gli effetti negativi delle sigarette durante la gravidanza, ma si presta molta meno attenzione a ciò che succede prima. Invece, le sigarette potrebbero avere un’influenza estremamente negativa sugli esiti dei cicli di fecondazione assistita. È quindi importante che le aspiranti mamme smettano il prima possibile, anche grazie al supporto psicologico del loro medico.

Fonte: home.liebertpub.com

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