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Aurora magazine

Mangiare bene in gravidanza aiuta il cuore del nascituro

L’alimentazione in gravidanza è fondamentale per la salute del nascituro: ormai è ben noto. Secondo due studi preliminari presentati all’American Heart Association's Scientific Sessions 2019, potrebbe determinare anche la salute cardiovascolare del nascituro. Un’ulteriore prova di come lo stile di vita materno abbia conseguenze nel lungo periodo.

La prima ricerca arriva dalla Northwestern University di Chicago. Gli studiosi hanno seguito 877 coppie di mamme e bambini provenienti da 9 centri in 6 paesi. I ricercatori hanno valutato la salute delle donne durante la gravidanza, usando 5 delle 7 metriche consigliate dall’American Heart Association's Life's Simple 7 score. Per le valutazioni hanno tenuto conto di: peso, uso di tabacco, livelli di zucchero nel sangue, colesterolo, pressione sanguigna. Dopo 10-14 anni, hanno analizzato lo stato di salute dei figli usando le stesse metriche.

Le donne con la migliore salute cardiovascolare in gravidanza erano anche quelle con figli più sani. È possibile che le condizioni cardiovascolari materne influenzino lo stato di salute del feto e del bambino. I ricercatori non sono però sicuri che ci sia un rapporto di causa ed effetto tra le due cose.

Il secondo studio si è concentrato invece sull’alimentazione e sul rapporto con la futura salute del feto. Da quanto è emerso, le donne che hanno mangiato tanto cibo spazzatura nel secondo trimestre hanno avuto figli più proni a obesità e problemi cardiovascolari. Molti di questi bambini erano sovrappeso già all’età di 4 anni.

Fonte: heart.org

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L’insufficienza epatica in gravidanza può aumentare il rischio di obesità

Le donne con problemi di insufficienza epatica in gravidanza potrebbero aumentare il rischio diobesità per i figli. È quanto afferma uno studio presentato durante The Society for Endocrinology Annual Conference. Secondo i ricercatori, la condizione materna influenzerebbe il metabolismo del feto alterandone la flora batterica.

La colestasi intraepatica gravidica è uno dei problemi epatici più diffusi durante i nove mesi. La condizione riduce il rilascio di bile dal fegato; la bile si trasferisce nel sangue e danneggia le funzionalità del fegato. Tutto questo si traduce in dolori, rischio di aborto spontaneo e di nascita pretermine. Inoltre, i bambini esposti in grembo a questi problemi hanno più probabilità di diventare obesi.

La dottoressa Caroline Ovadia del King’s College di Londra ha analizzato la questione. Lo scopo era verificare la possibile correlazione tra flora batterica, metabolismo e obesità infantile.

Gli scienziati hanno seguito un gruppo di cavie gravide affette da insufficienza epatica. Dopo il parto, hanno esaminato la composizione della flora batterica dei piccoli. Hanno così notato delle alterazioni nelle colonie di batteri, nonché dei problemi epatici anche nei piccoli. I piccoli sono stati nutriti con cibi ricchi di grassi, simili a quelli diffusi nel Primo Mondo. Questi paiono aver peggiorato ulteriormente le loro condizioni.

Mangiare in modo sano è fondamentale, sempre. Da quanto emerso, sarebbe ancora più importante se la madre ha avuto problemi epatici durante la gestazione. I bambino potrebbero infatti avere una flora batterica alterata già di base; una dieta troppo grassa non farebbe che peggiorare la situazione.

Fonte: endocrinology.org

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Gli embrioni binucleati sono più vulnerabili all’aneuploidia

Circa 1 coppia canadese su 6 ha problemi di fertilità. Alcune di queste cercano la soluzione nella fecondazione in vitro, con risultati altalenanti. Uno studio dell’Università di Montreal ha spiegato perché alcuni tentativi falliscono, nonostante non ci sia alcuna ragione apparente. Il motivo sta in un meccanismo che riduce le probabilità che l’embrione si impianti e si sviluppi.

Le cellule sane hanno un solo nucleo, contente il DNA con tutte le informazioni genetiche. Capita che gli embrioni ottenuti con la IVF abbiano cellule con due nuclei invece di uno. I medici li chiamano “embrioni binucleati” e, in tanti casi, cercano comunque di impiantarli nell’utero delle pazienti. Secondo lo studio, questo potrebbe portare a conseguenze impreviste.

Gli scienziati hanno osservato embrioni di topo binucleati ed è emerso che avere due nuclei può essere dannoso. La presenza del doppio nucleo aumenta le probabilità che l’embrione sviluppi una condizione chiamata aneuploidia. In casi del genere, l’embrione ha un numero maggiore o minore di cromosomi. Il più delle volte, non riesce a svilupparsi e la gravidanza si conclude in modo spontaneo. Quando invece avviene l’impianto in utero, l’aneuploidia provoca malattie come la Sindrome di Down.

Secondo gli autori, lo studio darebbe delle nuove linee guida per le cliniche della fertilità. Selezionare solo embrioni con cellule a un nucleo aumenterebbe le possibilità di successo, evitando che le coppie debbano subire tentativi fallimentari e inutili.

Fonte: chumtl.qc.ca

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La gravidanza fa invecchiare prima?

La gravidanza può essere una delle esperienze più faticose nella vita di una donna. Modifica il corpo in modo radicale, ne cambia gli equilibri e talvolta costringe a cambiare stile di vita. Uno studio condotto dalla Northwestern University suggerisce che potrebbe addirittura stimolare l’invecchiamento.

I ricercatori si sono concentrati sui telomeri, ovvero i filamenti di materiale genetico che corrispondono all’età della persona. Ogni volta che una cellula si divide, infatti, i filamenti si accorciano. Ciò significa che più duplicazioni ci sono, più i telomeri si accorciano e più anni sono passati. Non solo: quando si sono consumati del tutto, la cellula muore e non può più duplicarsi.

Molti studi provano che il fumo, lo stress e la cattiva alimentazione accorciano i telomeri. Di conseguenza, accorciano la vita cellulare e la vita della persona in generale. Gli autori dello studio si sono quindi chiesti se la gravidanza potesse avere conseguenze simili. Per provarlo, hanno coinvolto 800 donne filippine di circa 20 anni.

I ricercatori hanno analizzato i telomeri delle donne e hanno incrociato i dati con quelli riguardanti le gravidanze. Le donne che avevano avuto più gestazioni erano più vecchie dal punto di vista biologico. Ciononostante, durante la gravidanza stessa le donne avevano un profilo epigenetico più “giovanile”. Com’è possibile?

Secondo il dottor Calen Ryan, uno degli autori dello studio, può darsi che il “ringiovanimento” temporaneo sia merito del bambino. Fin quando la donna è incinta, le cellule e il sangue del bambino contaminano il suo organismo e falsano i risultati. Per provare la cosa, serviranno ulteriori analisi e studi.

Fonte: medicaldaily.com

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