Il DNA più antico d’Europa sta in Sardegna e in particolare nelle aree dell’Ogliastra e della Barbagia. Lo rivela una ricerca pubblicata su Nature Genomics, condotta su 3.514 sardi. Alla guida del team c’era il dottor Francesco Cucca, direttore del Cnr-Irgb e professore di genetica medica a Sassari.
Gli abitanti di queste zone conservano alte percentuali del patrimonio genetico di una particolare popolazione neolitica. I loro avi erano contadini mediorientali, appartenenti a comunità pre-neolitiche di cacciatori-raccoglitori. Vivevano in Europa già 7-10 mila anni fa, ancora prima delle popolazioni euro-asiatiche che si sarebbero diffuse nell’età del bronzo. Ciò rende i sardi una popolazione molto più simile ai baschi che al resto degli italiani, almeno dal punto di vista genetico.
Il patrimonio genetico dei sardi è un mix del DNA dei primi contadini neolitici e dei cacciatori-raccoglitori pre-neolitici. Questo secondo tipo di DNA è quello più interessante. Rispetto alle altre popolazioni europee, i sardi presentano una percentuale maggiore di patrimonio genetico pre-neolitico. A causa dell’isolamento dell’isola, infatti, le popolazioni provenienti dalle steppe euro-asiatiche hanno contribuito relativamente poco al pool genetico dei sardi.
Nel resto d’Europa, il patrimonio genetico neolitico e pre-neolitico si è diluito con le generazioni. In Sardegna, il fenomeno è stato più limitato. Per questo motivo, gli scienziati credono che la Sardegna potrebbe essere una riserva di varianti genetiche perdute. Alcune di queste potrebbero appartenere addirittura alla linea basale proto-europea, quasi del tutto scomparse nell’Europa continentale. Al di là dell’interesse puramente scientifico, queste varianti potrebbero aiutarci a comprendere e combattere alcune malattia genetiche.
Fonte: ansa.it
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