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Aurora magazine

La vasectomia rende davvero infertile?

La vasectomia è una procedura chirurgica che taglia o blocca i dotti deferenti, i canali che trasportano gli spermatozoi dai testicoli all’uretra. In questo modo lo sperma è privo di spermatozoi e inefficace per la fecondazione. Si tratta di un’efficace forma di controllo delle nascite, ma è davvero sicura al 100%?

Gli spermatozoi hanno una vita media di circa 3 mesi. Subito dopo la vasectomia, è quindi possibile che il seme sia ancora fertile. In questo lasso di tempo, si eseguono delle analisi per accertare che non ci siano più spermatozoi e che lo sperma sia “pulito”. Fino ad allora, è bene continuare a usare altri tipi di contraccettivi. L’ignorare questo tempo d’attesa è una delle ragioni principali di gravidanza dopo una vasectomia. Non è l’unica.

Capita che la procedura non funzioni e non riesca a bloccare i dotti. Se si eseguono le analisi prescritte, individuare il problema in tempi brevi è abbastanza facile. A questo punto, basta ripetere il tutto. Molto più difficile è individuare la cosiddetta ricanalizzazione. In questo caso, i dotti si riformano e creano una nuova connessione. Di fatto, la vasectomia si annulla da sé. Questo fa sorgere un’ultima domanda: si può annullare la procedura?

Gran parte degli interventi di vasectomia sono reversibili. Ciononostante, solo il 3-6% degli uomini torna sui propri passi. Per annullare gli effetti della vasectomia, è necessario ricucire i dotti tagliati o eliminare il blocco. Questa soluzione è più semplice e anche più efficace. In alternativa, è possibile unire un lembo dei dotti direttamente al canale che trasporta lo sperma dai testicoli. La procedura è più complessa e ha un tasso di successo più basso.

Fonte: medicalnewstoday.com

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La fertilità femminile aumenta e diminuisce

Nel corso della sua vita, la fertilità di una donna aumenta e diminuisce più volte. Lo prova uno studio dell’Università di Copenaghen. La scoperta potrebbe cambiare il modo in cui le coppie si approcciano alle terapie per la fertilità.

I ricercatori hanno mappato i meccanismi che influenzano la fertilità femminile, andando dal menarca alla menopausa. Questi meccanismi dipendono in gran parte da errori cromosomici spontanei, che variano a seconda dell’età delle donne. Per farlo, gli scienziati hanno esaminato 3.000 cellule uovo prelevate da donne tra i 9 e i 43 anni.

Prima del menarca, le cellule uovo sono immature. In questo periodo, una speciale “colla” molecolare tiene i cromosomi insieme. Quando gli ovociti maturano, allora i cromosomi si dividono. Più però la donna invecchia, più è probabile che i cromosomi si separano prima del tempo. Questo rende la cellula uovo inservibile o portatrice di anomalie come la sindrome di Down.

Un fenomeno del genere è comune anche tra le ragazze più giovani. In questi casi, gli ovociti non riescono a maturare in maniera sufficiente, il che porta ad errori cromosomici. Di conseguenza, il periodo dell’adolescenza è poco fertile quasi quanto quello che precede la menopausa.

Quando la ragazza cresce e diventa una giovane donna, anche gli ovociti diventano più sani e le anomalie diminuiscono. Il trend va avanti per tutti i vent’anni. Man mano che invece si avvicinano i 30 anni, gli errori ricominciano ad aumentare.

Lo studio dimostra che la fertilità ha diverse curve nell’arco della vita di una donna. Si tratta di un caso particolare in natura: gli altri primati tendono ad essere fertili sempre pressapoco nello stesso modo, lungo tutta la vita adulta. Può darsi che la scarsa fertilità giovanile serva a prevenire una gravidanza mentre il corpo si sta ancora sviluppando.

Fonte: healthsciences.ku.dk

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Una gomma da masticare per tracciare l’ovulazione?

Un team di studenti dell’Università di Copenaghen sta sviluppando un nuovo modo per tracciare gli ormoni femminili. Con una gomma da masticare. Hanno sviluppato un biosensore che hanno integrato in una gomma. Quando viene masticato, il biosensore intercetta estrogeni ed ormone luteinizzante. In questo modo individua i picchi ormonali che precedono il periodo dell’ovulazione.

Quando i livelli di estrogeni o di ormone luteinizzante hanno un picco, il biosensore si attiva. Di conseguenza, la gomma cambia colore in maniera più o meno intensa. In questo modo chi la mastica può usare il colore della gomma per capire a quale stadio dell’ovulazione si trova. Per farlo, basta usare un’apposita app in sviluppo, che analizzerà le foto della gomma caricate sul cellulare. I risultati saranno utili anche per prevedere i periodi fertili nei mesi successivi.

La gomma da masticare contiene un lievito geneticamente modificato con le sequenze che esprimono gli ormoni interessati. Inoltre, contiene dei leganti che cambiano colore a seconda di quali sequenze genetiche si attivano. Al momento, uno dei problemi maggiori e fare in modo che il lievito sopravviva nella gomma per un periodo sufficiente. In un secondo momento, i ricercatori cercheranno anche di aromatizzare la gomma.

L’impresa mira ad offrire un’alternativa agli attuali strumenti di monitoraggio ormonale. Questi ultimi sono piuttosto dispendiosi, troppo per alcune persone. Una gomma da masticare sarebbe invece economica, facile da usare e anche accurata. Per il momento, però, ci sono ancora tante migliorie da apportare.

Fonte: 2019.igem.org

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Le regioni genetiche dell’Huntington si espandono negli anni

La regione del DNA associate alla malattia di Huntington si espandono man mano che passano gli anni, contribuendo alla progressione della malattia. Lo rivela uno studio dell’Università di Glasgow e dell’University College London.

Gli scienziati hanno analizzato il DNA di due gruppi di persone portatrici delle anomalie genetiche legati all’Huntington. Dalle osservazioni è emerso che le mutazioni crescono nel tempo e si modificano. Più il tempo passa, più le ripetizioni di CAG crescono e più la malattia peggiora. In alcune persone, però, c’erano delle interruzioni supplementari di CAA. Queste rallentavano la velocità con cui le ripetizioni aumentavano, rallentando anche la progressione della malattia.

Ad un’analisi più approfondita, è emerso che il fenomeno sarebbe connesso a particolari varianti genetiche, tutte associate alla crescita di CAG. La scoperta potrebbe avere delle implicazioni enormi in ambito terapeutico. Potrebbero aiutare gli scienziati a prevedere come si evolverà la malattia di Huntington, quanto saranno gravi i sintomi e quanto velocemente degenererà. Ciò avrà delle ripercussioni anche sullo sviluppo di nuovi trattamenti.

A partire da questa ricerca, il team sta lavorando a dei modi per riprodurre il fenomeno osservato. Soprattutto, sta cercando i geni responsabili della gravità della malattia, in modo da alleviare almeno parte dei sintomi. A questo scopo, hanno sviluppando una nuova tecnica di sequenziamento del DNA, che consentirà di osservare meglio le mutazioni dei CAG.

Fonte: medicalxpress.com

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