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Aurora magazine

La malnutrizione aggrava gli effetti di Zika

I danni congeniti provocati dal virus Zika sono diventati una vera e propria emergenza in Brasile. Un team di studiosi dell’Università di Oxford e dell’Università di Rio de Janeiro ha però notato una correlazione tra le condizioni socioeconomiche della zona e la gravità dei danni. Secondo i ricercatori, condizioni di malnutrizione materna potrebbero aggravare i danni congeniti nei figli. Ci potrebbe quindi essere un legame tra alimentazione e malformazioni fetali.

Lo studio mostra che le anomalie nello sviluppo causate da ZIKA sono più gravi in presenza di malnutrizione. In particolare, i danni peggiori paiono verificarsi in presenza di una dieta povera di proteine. Ciò potrebbe spiegare perché la diffusione del virus ha conseguenze così diverse a seconda delle diverse zone.

L’infezione colpisce le cellule staminali del cervello fetale, mutandone i geni e le proteine. In questo modo modifica anche in modo in cui le cellule e i vasi sanguigni si sviluppano. I ricercatori hanno quindi testato cosa succede quando preesiste un deficit di proteine causato dalla dieta. Nel caso di topi infettati con Zika e sottoposti a una dieta povera di proteine, i difetti congeniti si sono moltiplicati.

Le cavie sane messe a contatto con il virus si sono dimostrate più resistenti all’infezione. Quelle denutrite, invece, si sono dimostrate meno in grado di contrastare gli effetti del virus. Per il momento, però, è difficile determinare quante di queste osservazioni siano valide anche negli esseri umani.

Fonte: ox.ac.uk

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Arriva la nuova mappa genetica anti-tumore al seno

Uno studio internazionale ha identificato più di 350 variazioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno. Le varianti in questione influenzano circa 190 geni, che potrebbero aggiungersi a quelli normalmente testati. In questo modo si avrà una mappa ancora più chiara dei geni che causano la malattia, consentendo di valutarne il rischi in maniera più precisa rispetto a oggi.

Gran parte delle malattie con una base genetica sono causate dall’interazione di più varianti. Queste mutano il modo in cui determinati geni funzionano, determinandone perfino l’accensione o lo spegnimento. In casi del genere, non basta trovare la singola variazione sul singolo gene per avere un’idea chiara della malattia. Piuttosto, bisogna fare una mappa contenente tutte le possibili influenze genetiche. Il tumore al seno è una di queste malattie.

Studi precedenti avevano già individuato 150 regioni del genoma collegate al rischio di tumore al seno. Dentro ciascuna regione ci possono essere più varianti genetiche: è raro che si riesca a collegare una data variante a un gene specifico. Bisogna quindi studiare come ciascuna variante influenza la malattia e dove è più probabile che si presenti. Per farlo, servono studi come quello in questione, condotto dalla dottoressa Laura Fachal.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno studiato il DNA di 110.000 persone affette da tumore, confrontandolo con quello di 90.000 persone sane. Ciò ha permesso loro di identificare 352 varianti genetiche che influenzano il rischio di ammalarsi. Non è ancora del tutto chiaro a quali geni si colleghino, ma i ricercatori hanno identificato 191 aree che potrebbero essere coinvolte.

Fonte: cam.ac.uk

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Zinco e acido folico non aiutano la fertilità maschile

Gli integratori di zinco e acido folico sono tra quelli più usati per migliorare la fertilità maschile. Ciononostante, uno studio dell’Università dello Utah prova la loro completa inutilità, quanto meno su questo fronte. Secondo i ricercatori, i dati non mostrano alcun aumento nel tasso di concepimenti, nascite, numero di spermatozoi, motilità degli stessi. Ciò significa che non migliorano in alcun modo la fertilità maschile.

In commercio si trovano integratori finalizzati a migliorare la fertilità maschile. Al loro interno ci sono zinco e folati, entrambe sostanze essenziali nello sviluppo degli spermatozoi. Secondo i produttori, assumere questi integratori sarebbe un modo naturale per stimolare la produzione di spermatozoi più forti. Eppure, nessuno studio ha mai fornito prove di questi presunti benefici.

Per questo studio specifico, i ricercatori hanno coinvolto 2.370 coppie con problemi nel concepire. Metà degli uomini ha preso dei supplementi di zinco e acido folico tutti i giorni; l’altra metà si è limitata ad assumere un placebo. Le donne hanno completato dei questionari per monitorare eventuali concepimenti.

I ricercatori non hanno individuato alcuna differenza significativa tra il primo e il secondo gruppo. Nel gruppo che ha assunto gli integratori, ci sono state 404 gravidanze andate a buon fine, circa il 34%. In quello del placebo, ce ne sono state 416, circa il 35%. I campioni di sperma prelevati dai due gruppi mostravano inoltre un numero simile di spermatozoi, dotati pressapoco della stessa forma e motilità. Curiosità, gli spermatozoi prelevati dal primo gruppo avevano percentuali più alti di anomalie nel DNA.

Fonte: healthsciences.utah.edu

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Il vaccino della Zika riduce le infezioni nei macachi

Un team internazionale del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) sta testando un vaccino sperimentale contro la Zika. Per il momento, il vaccino si è dimostrato efficace su macachi usati come modelli animali. Il vaccino ha ridotto i livelli di virus nelle scimmie incinte, migliorando le condizioni di salute dei piccoli. Adesso gli scienziati stanno valutando la Fase 2 della sperimentazione, quella sugli esseri umani.

Il vaccino usa un piccolo pezzo di DNA, al cui interno ci sono dei geni codificano per le proteine presenti sulla superficie del virus Zika. In questo modo inducono una risposta da parte del sistema immunitario dell’ospite, che riesce a contrastare gli effetti devastanti del virus sui feti. Secondo gli autori, tanto basterebbe per evitare la trasmissione del virus e le conseguenze sullo sviluppo.

Per provare l’efficacia del sistema, gli scienziati hanno comparato 12 cavie non vaccinate e 13 vaccinate prima della gestazione. Tutte le cavie sono state esposte al virus Zika tre volte nel corso del primo e del secondo trimestre. Gli animali vaccinati hanno mostrato molte meno tracce del virus nel sangue. Ciò che più importante, il vaccino pare aver ridotto le probabilità di trasmettere il virus al feto. Nessuno dei 13 piccoli del secondo gruppo ha manifestato difetti congeniti.

Se il vaccino si dimostrasse efficace anche sugli esseri umani, potrebbe essere usato per contrastare l’epidemia che imperversa in Sud America. Gli scienziati suggeriscono la somministrazione ad adolescenti e adulti in età fertile, così da immunizzarli prima di un’eventuale gestazione.

Fonte: nih.gov

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