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Paraparesi spastica ereditaria: cos’è e come si manifesta

La paraparesi spastica ereditaria, detta anche paraplegia spastica ereditaria, è un gruppo di malattie genetiche neurodegenerative. Colpiscono soprattutto midollo spinale e cervelletto, causando la perdita di controllo degli arti inferiori. Il gruppo è però molto eterogeneo, sia dal punto di vista genetico sia dal punto di vista clinico.

Dal 1883 – anno della prima descrizione della malattia – ad oggi, sono stati identificati più di 60 geni legati all’insorgenza della paraparesi spastica ereditaria. A seconda dei geni coinvolti, cambia anche la modalità con cui si trasmette la malattia, che può essere:

  • autosomica dominante. Basta una copia affinché si manifesti;
  • autosomica recessiva. La variante dev’essere ereditata da entrambi i genitori, affinché si manifesti;
  • recessiva legata al cromosoma X, per cui si manifesta solo nei maschi e le femmine sono portatrici sane;
  • mutazioni genetiche sporadiche, ovvero non ereditate da nessuno dei due genitori.

Si stima che la paraparesi spastica ereditaria colpisca circa 1,27 persone ogni 100.000. Le forme principali sono due. La forma pura si manifesta con spasticità e debolezza progressiva degli arti inferiori. Nella forma complessa si aggiungono i disturbi del sistema nervoso centrale e periferico. In entrambi i casi, l’evoluzione e la gravità dei sintomi variano di paziente in paziente.

La diagnosi si basa soprattutto sulle osservazioni cliniche e i test neurologici. Il test genetico serve soprattutto come conferma, o nel caso in cui siano presenti altri casi in famiglia. Purtroppo, al momento non esiste una cura definitiva.

Fonte: osservatoriomalattierare.it

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Malattia di Charcot-Marie-Tooth: cos’è e come si manifesta

La malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) è una malattia genetica che colpisce circa una persona ogni 2.500. Colpisce i nervi e provoca debolezza e atrofia muscolare, che partono dai piedi e si diffondono verso l’alto. In molti casi provoca anche deformazioni scheletriche che si traducono in invalidità più o meno accentuate. I primi sintomi si manifestano di solito prima dei 20 anni, ad oggi se ne sono registrate molte forme.

I ricercatori hanno rilevato circa 90 geni collegati alla malattia, ma secondo alcuni potrebbero essere addirittura di più. Affinché le forme più comuni di malattia di Charcot-Marie-Tooth si manifestino, basta che il bambino erediti anche solo una copia alterata del gene. Esistono però forme con modalità autosomica recessiva e altre legate alla trasmissione del cromosoma X. In quest’ultimo caso, le donne soffrono di una forma più lieve rispetto agli uomini.

Per la diagnosi della malattia di Charcot-Marie-Tooth si parte sempre dall’osservazione clinica, supportata dall’esame elettromiografico. Là dove necessario, si ricorre anche alla biopsia del nervo. I test genetici rendono la diagnosi più affidabile e consentono di prevenire un’eventuale trasmissione ai figli.

La grande variabilità genetica della malattia ne rende il trattamento difficile. Sono in corso diversi studi volti a valutare possibili trattamenti. Uno dei più promettenti riguarda la somministrazione di acido ascorbico nei pazienti con mutazioni nel gene PMP22. Saranno però necessari anni di studi ulteriori. Per il momento, quindi, si agisce soprattutto mediante fisioterapia e chirurgia ortopedica.

Fonte: telethon.it

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Malattia di Krabbe: cosa è e come si manifesta

La malattia di Krabbe è una malattia genetica rara e fatale. Colpisce la superficie isolante che copre le fibre nervose, la mielina, causando gravi danni neurologici. La forma più comune (circa il 90% dei casi) si manifesta entro i 6 mesi di età e porta alla morte entro i 3 anni. Ne esiste anche una forma meno comune, che si manifesta in età adolescenziale o addirittura adulta.

I sintomi si manifestano in maniera progressiva. I bambini sono irritabili e ipersensibili ai suoni. Iniziano a soffrire di febbri ricorrenti anche senza infezioni, accompagnate da vomito e perdita di peso. I piccoli smettono di svilupparsi, diventano rigidi e iniziano a regredire. Man mano che la malattia va avanti, perdono la capacità di muoversi volontariamente. Nelle ultime fasi diventano ciechi e sordi.

Si pensa che la malattia di Krabbe sia legata ad alterazioni del gene GALC, che codifica per l’enzima galattocerebrosidasi. Quando l’enzima manca, alcune sostanze tossiche per le cellule iniziano ad accumularsi nel cervello. Man mano che si accumulano, deteriorano la mielina e causano tutti i sintomi visti sopra. Purtroppo il meccanismo non è ancora del tutto chiaro.

La malattia si trasmette con modalità autosomica recessiva: i genitori devono essere entrambi portatori sani, affinché si manifesti. La diagnosi avviene mediante osservazioni cliniche e indagini strumentali, come la risonanza magnetica. Per confermarla, si usano test enzimatici e del DNA. Nel caso una coppia avesse già avuto un bambino affetto dalla malattia, può ricorrere alla diagnosi prenatale.

Fonte: telethon.it

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Sindrome di Prader-Willi: cos’è e come si manifesta

La sindrome di Prader-Willi è una malattia genetica che si manifesta già alla nascita e che può avere molte forme. La malattia è infatti collegata a un gran numero di varianti genetiche, che provocano sintomi anche molto diversi tra loro.

Il primo sintomo è la grave mancanza di tono muscolare presente fin dalla nascita, che rende difficile la deglutizione. A partire dai due anni di età, iniziano a manifestarsi i sintomi legati alla sfera comportamentale e dell’apprendimento. Il bambino non è mai sazio, il che alla lunga può portare all’obesità grave. Inoltre, ha difficoltà di apprendimento e comportamenti ossessivo-compulsivi. A volte, si manifestano sintomi simili a quelli propri dello spettro autistico.

Chi soffre di sindrome di Prader-Willi tende ad avere caratteristiche facciali peculiari:

  • fronte stretta;
  • occhi a mandorla;
  • bocca rivolta verso il basso;
  • scoliosi;
  • labbro superiore sottile;
  • mani e piedi piccoli;
  • bassa statura.

La sindrome è causata da anomalie genetiche concentrate nel cromosoma 15 ereditato dal padre. I geni materni presenti in questa area non sono attivi, quindi bastano le anomalie paterne affinché la malattia si manifesti. I casi familiari sono rari: il più delle volte, la sindrome di Prader-Willi si manifesta a causa di anomalie sporadiche.

La diagnosi parte sempre dall’osservazione clinica e si usa l’analisi genetica per confermarla. Per le coppie che hanno già avuto un figlio affetto dalla malattia, è possibile effettuare la diagnosi prenatale.

Fonte: telethon.it

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