Nei Paesi Bassi il limite massimo per i test genetici di routine per la sindrome di Lynch è 50 anni. Secondo la professoressa Nicoline Hoogerbrugge, è un grosso errore. Alzando il limite d'età, infatti, sarebbe possibile identificare molti più soggetti affetti dalla patologia. Questo consentirebbe di diagnosticare per tempo un numero maggiore di casi di cancro al colon.
Circa il 5% dei casi di cancro al colon sono ricollegabili alla sindrome di Lynch, una patologia genetica. Si calcola che solo il 20-30% dei soggetti affetti dalla malattia abbia ricevuto una diagnosi. Molti paesi fanno infatti affidamento soprattutto sull'anamnesi e sui test genetici. Nei Paesi Bassi questi ultimi sono disponibili per i pazienti affetti da cancro al colon aventi massimo 50 anni. In questo modo, però, molti casi rimangono non diagnosticati.
I ricercatori hanno effettuato il test genetico su pazienti aventi fino a 70 anni di età, affetti da cancro al colon. Su 87 a rischio di sindrome di Lynch, solo 35 erano stati giudicati idonei per i test. Le analisi genetiche hanno rivelato che 13 pazienti erano affetti dalla malattia. Di questi 11 provenivano da famiglie nelle quali la sindrome non era mai stata diagnosticata; 8 avevano più di 50 anni. Se non fosse stato per la ricerca, i loro familiari non avrebbero mai saputo di essere a rischio.
Modificare i criteri di accesso ai test genetici potrebbe ridurre del 60% le morti collegate alla sindrome di Lynch. La malattia provoca infatti un aumento del rischio di cancro al colon, allo stomaco, al cervello e alle ovaie. Identificare la predisposizione genetica a tali malattie consente di aumentare i controlli. Nei migliori dei casi può addirittura portare a una prevenzione della malattia. Altrimenti consente di diagnosticare il tumore ancora nei primissimi stadi, quando è ancora trattabile.
Fonte: eshg.org
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