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Aurora magazine

Entrambi obesi? Concepire diventa più difficile

Secondo i ricercatori del National Institutes of Health, concepire diventa più difficile se entrambi gli aspiranti genitori sono obesi. Confrontate con le coppie normopeso, quelle obese hanno bisogno di almeno il 55% di tempo in più affinché i loro tentativi vadano a buon fine. Molti altri studi hanno provato come il peso della madre influenzi la fertilità di coppia, ma questo è uno dei primi a prendere in considerazione anche il peso del padre. La scoperta influenzerà in maniera importante il modo in cui affrontare i problemi di fertilità, mettendo in primo piano la considerazione corporea di entrambi i partner.

Le 501 coppie coinvolte erano parte del Longitudinal Investigation of Fertility and the Environment (LIFE) Study, uno studio volto a esaminare il rapporto tra fertilità ed esposizione agli agenti chimici. Le donne andavano dai 18 ai 44 anni, gli uomini dai 18 anni in su. Tutte le donne hanno tenuto aggiornato fino alla gravidanza un diario su ciclo, rapporti sessuali e risultati dei test di gravidanza. I ricercatori hanno inoltre calcolato l’indice di massa corporea di ogni partecipante, suddividendo le coppie obese in due sottogruppi: obesi di classe I e obesi di classe II, in base alla gravità del disturbo.

Il team ha comparato il tempo medio per concepire delle coppie non obese con quello delle coppie di classe II, la forma più grave di obesità. I ricercatori hanno così calcolato le probabilità di concepire mediante un sistema di misurazione statistico, che tiene conto anche dell’indice di massa corporea. È così emerso che le coppie affette da obesità di classe II hanno molti più problemi a concepire di quelle normopeso. Quelle prese in esame hanno infatti impiegato il 55% del tempo in più rispetto alle controparti. Per non inquinare i dati, i ricercatori hanno tenuto conto anche di fattori come l’età, il fumo e il livello di attività fisica.

Fino ad oggi gli scienziati si concentravano solo sul peso della donna. Con questo studio, diventa evidente che anche le condizioni fisiche del padre influenzano le probabilità di concepire. Sarà quindi bene che anche gli aspiranti papà tengano conto del proprio peso.

La gravidanza è un momento di gioia per i futuri genitori. La mamma deve pensare ora anche alla salute del proprio bebè che può essere monitorata con esami di screening prenatale.

Fonte: eurekalert.org

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Trovato l’ormone dell’amore e del sesso

I ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno scoperto l’ormone che attiva il desiderio sessuale. L’hanno chiamato kisspeptina e potrebbe aiutare tanti uomini affetti da problemi psicologici della sfera sessuale. Il calo del desiderio è infatti un problema comune tra i soggetti con problemi di fertilità, che magari si stanno sottoponendo a dei trattamenti di fecondazione assistita. La kisspeptina potrebbe offrire un’alternativa a farmaci più invasivi, restituendo serenità a molte coppie e facilitando anche il concepimento.

Lo studio ha coinvolto 29 giovani uomini eterosessuali in salute. Metà di questi hanno ricevuto un’iniezione di kisspeptina e metà un placebo. Dopo l’iniezione, i ricercatori hanno mostrato loro delle immagini di vario genere, tra cui alcune riguardanti la sfera intima e sessuale. Nel mentre hanno osservato le reazioni a livello fisico mediante scansione cerebrale. Negli uomini che avevano ricevuto la kisspeptina, le aree del cervello riguardanti la sfera romantica e sessuale erano molto più attive della media.

L’ormone potrebbe avere un ruolo importante nei processi cerebrali che coinvolgono la riproduzione. Se confermata, quindi, la scoperta avrebbe implicazioni sia sullo studio dei processi riproduttivi umani, sia sul trattamento di disordini della sfera sessuale e riproduttiva. Infatti, nonostante gran parte degli studi sulla fertilità umana si limitino agli aspetti biologici, i ricercatori dell’Imperial College ipotizzano che anche il processo emozionale potrebbe giovare un ruolo importante. Processo emozionale che però comprendiamo ancora solo in parte.

Fonte: telegraph.co.uk

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Un collegamento inaspettato tra musica techno e fecondazione in vitro

I ricercatori della clinica Altravita di Mosca hanno scoperto gli effetti positivi della musica techno sulla fecondazione in vitro. Secondo lo studio, l’ascolto prolungato di questo genere di musica aumenterebbe le probabilità di successo della procedura. Ovviamente, questi effetti benefici non sarebbero frutto della qualità intrinseca del genere musicale. Il merito sarebbe delle vibrazioni dal tono basso e ripetitivo, tipiche appunto della musica techno. Se la scoperta fosse confermata, si avrebbe un notevole cambiamento nelle playlist di cliniche per la fertilità e ospedali.

Il team guidato da Alex Biryukov ha osservato 700 cellule uovo durante tutto il loro decorso, prima, durante e dopo la fecondazione. Gli studiosi hanno diviso le cellule in due gruppi e le hanno lasciate in una stanza per 24 ore. Nella prima stanza hanno fatto suonare pezzi di musica techno, mentre la seconda è rimasta priva di musica. Hanno quindi fecondato gli ovuli e li hanno impiantati in utero.

La fase dell’impianto in utero è la più delicata nel complesso della fecondazione in vitro. Rappresenta infatti uno degli scogli maggiori per la riuscita della procedura. Secondo lo studio, gli ovuli esposti alla musica techno avrebbero attecchito meglio e in numero maggiore.

Le vibrazioni agevolerebbero la fecondazione, ricreando delle condizioni simili a quelle riscontrabili nel grembo materno dopo il concepimento. La musica agirebbe come una sorta di massaggio per gli ovuli, agevolando la circolazione dei nutrienti e stimolando l’espulsione delle sostanze dannose.

Fonte: lastampa.it

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Nuova luce sulle potenzialità della gametogenesi in vitro

Un team dell’Università di Harvard ha studiato le potenzialità della gametogenesi in vitro nella lotta contro l’infertilità. Per il momento, i gameti sono gli ingredienti essenziali per la fecondazione artificiale, quale che sia il metodo scelto. Nuovi studi su modelli animali, però, aprono le porte alla creazione di sperma e ovuli in vitro. L’ipotetico punto di arrivo sarebbe la creazione di embrioni a partire da cellule della pelle.

Lo studio analizza le potenzialità della cosiddetta gametogenesi in vitro. Pur essendo ancora poco più che fantascienza, la ricerca fa ben sperare per una futura applicazione sull’uomo. Se così fosse, si avrebbe una grande arma nella lotta contro l’infertilità. I medici mettono però in luce anche le possibili derive verso eugenetiche, di cui tenere sempre conto.

Gli studi sulla gametogenesi in vitro si basano sulla possibilità di manipolare le cellule staminali. Prendono in esame sia l’uso di cellule staminali embrionali, sia di cellule staminali pluripotenti adulte. In quest’ultimo caso, le cellule staminali vengono create a partire da cellule epiteliali modificate. I primi test sui topi hanno portato alla creazione in laboratorio di ovuli fertilizzabili e di spermatozoi. I ricercatori sono riusciti anche a ottenere embrioni a partire dalle suddette cellule staminali. In questi casi, gli scienziati hanno ottenuto un primo stadio dei gameti in vitro e li hanno impiantati nei topi, affinché concludessero la maturazione prima di proseguire con la fecondazione.

La scienza mostra che la gametogenesi è possibile nei modelli murini. La creazione di un embrione umano mediante questa tecnica è però molto più complessa. Coinvolge infatti un gran numero di fattori pratici ed etici. Da un lato la gametogenesi in vitro aprirebbe le porte della genitorialità anche a chi non ha gameti propri, magari a causa della chemioterapia. Dall’altro, la pratica ha ancora molte implicazioni poco chiare. Uno dei punti più oscuri è l’eventuale creazione di nuovi errori genetici, non individuati con lo screening prenatale ed ereditabili dalle generazioni future.

Per il momento, però, tutte le porte sono ancora aperte. Per avere uno scenario più chiaro di ciò che ci aspetta, saranno necessari ancora anni di ricerche.

Fonte: medicalxpress.com

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