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Aurora magazine

La fecondazione in vitro è meno efficace con due embrioni

Un team della clinica Nurture Fertility di Nottingham ha dimostrato che nella fecondazione in vitro poco è meglio. Infatti, l'impianto di un embrione con un altro meno forte abbassa del 27% le probabilità che la gravidanza vada a buon fine. Una probabilità molto alta, se si pensa che circa 1 embrione su 4 è probabilmente troppo debole per svilupparsi.

I ricercatori hanno osservato circa 1.472 embrioni, impiantati in donne di tutte le età cinque giorni dopo la fecondazione. Hanno analizzato il tasso di sopravvivenza degli embrioni impiantati da soli, a confronto con quelli impiantati con un altro meno forte. Le possibilità di svilupparsi del primo gruppo sono risultate di gran lunga più alte.

Gli scienziati ipotizzano che il corpo si concentri sull'embrione più debole, cercando di espellerlo per mettere termine alla gravidanza. Ciò ha conseguenze anche sull'embrione sano, che subisce a propria volta l'ambiente ostile dell'organismo. Sarebbe per questo motivo che gli embrioni impiantati in coppia avrebbero avuto un tasso di successo inferiore del 27%, rispetto invece a quelli impiantati da soli.

Il team ha anche analizzato il tasso di successo di coppie di embrioni in cui sono entrambi sani. Anche in questi casi, è risultato minore rispetto a quello degli embrioni impiantati singolarmente. I ricercatori sospettano che il corpo tenda sempre a tararsi sull'embrione con meno possibilità di successo. Questo processo comprometterebbe le chance dell'embrione più sano, anche là dove i due embrioni avrebbero possibilità di svilupparsi, se impiantati da soli.

Lo studio conclude che per le donne più adulte sia meglio procedere con un impianto alla volta, magari accompagnando la cosa con appositi metodi di screening prenatale.


Fonte: theguardian.com

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Donna di 67 anni presta l’utero alla figlia

Anastassia Ontuoi, di 67 anni, è diventata la madre surrogata più anziana al mondo. Ha infatti prestato l’utero alla figlia, che aveva subito sette aborti spontanei e cui i medici avevano detto che non sarebbe mai riuscita a concepire. La bambina è nata prematura di 6 settimane e mediante parto cesareo. Nonostante pesasse solo 1,2 kg stava bene.

Constatina aveva 43 anni e alle spalle una lunga e dolorosa lista di aborti spontanei. Dopo l’ennesimo tentativo fallito, la madre le aveva proposto di farle da madre surrogata. Una proposta folle sia secondo la donna sia secondo i medici. Il dottor Constantinos Pantos ha però supportato la decisione e seguito le due donne lungo tutto il procedimento.

La scelta della donna era rischiosa per lei e per il bambino. Maggiore è l’età della madre, infatti, più sono le possibilità di incorrere in patologie quali diabete e pressione alta. Aumentano inoltre i rischi di aborto spontaneo e di complicazioni durante il parto. Ciononostante, Anastassia Ontuoi è andata avanti per la propria strada.

Secondo i registri internazionali, la signora Ontuoi è oggi la donna più vecchia ad aver fatto da madre surrogata. Prima di lei c’era stata Carmen Bousada Lara, che aveva dato alla luce due gemelli agli inizi degli anni 2000 e morta di cancro nel 2009.

Fonte: dailymail.co.uk

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Conserva gli ovuli a 9 anni e dà alla luce un bambino a 24

Una donna di 24 anni di Dubai è riuscita ad avere un figlio grazie agli ovuli conservati a 9 anni. Oggi Moaza Al Matrooshi è la prima donna ad aver concepito con ovuli conservati così presto.

La donna era diventata quasi sterile a causa di un cancro del sangue che l’aveva colpita da bambina. La chemioterapia aveva spazzato via il tumore, danneggiando però gli organi riproduttivi e impedendole di concepire per vie normali. La sua famiglia aveva però provveduto a rimuovere l’ovaio destro, così da conservarne gli ovuli. L’ovaio sinistro era invece rimasto dov’era, almeno fino a un paio di anni fa. Quando Moaza aveva 22 anni l’ovaio sinistro ha smesso del tutto di funzionare e lei è entrata in menopausa.

Dopo essere entrata in menopausa, la donna si è rivolta a dei chirurghi danesi. I medici hanno trapiantato campioni dell’ovaio destro nell’ovaio sinistro e nell’utero. Il processo ha provocato una reversione della menopausa e Moaza ha ripreso a ovulare. I medici hanno raccolto otto ovuli sani e maturi, che hanno fecondato in vitro. Il risultato è un bambino sano, nato a Londra a fine 2016.

Il caso di Moaza Al Matrooshi prova che è possibile ristabilire la fecondità di una donna, anche con ovaie rimosse in giovane età. Si tratta comunque di un’operazione difficile, poiché gli organi sono ancora molto piccoli e non c’è margine di errore. La procedura offre comunque nuove speranze a tante future donne che, dopo aver vinto la battaglia contro il cancro, potranno decidere anche se diventare madri.

Fonte: sputniknews.com

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Gli esercizi che aiutano a migliorare la fertilità maschile

Uno studio iraniano prova che lo scarso esercizio fisico abbassa la fertilità maschile. Al contrario, una quantità moderata di cardiofitness aumenta notevolmente la velocità, la forma e il volume degli spermatozoi. Una notizia interessante per tutte quelle coppie che stanno cercando di avere dei figli, magari anche mediante procreazione medicalmente assistita.

Lo studio ha coinvolto 261 uomini sedentari, divisi in quattro gruppi in base al tipo di allenamento. Al primo stati assegnati dai 30 ai 45 minuti di corsa moderata almeno tre volte a settimana; il secondo ha effettuato esercizi ad alta intensità come la corsa veloce tre volte a settimana; il terzo eseguiva esercizi ad alta intensità intervallati da camminata; i membri del quarto non dovevano fare niente. I primi tre gruppi hanno mostrato una diminuzione significativa di peso, grasso corporeo e circonferenza della vita. Solo gli uomini del primo gruppo hanno però registrato un miglioramento significativo della qualità dello sperma.

Alla fine della prima fase, gli spermatozoi degli uomini che avevano fatto esercizio moderato avevano un volume più grande dell’8% rispetto a quelli di chi non aveva fatto niente. Inoltre, la mobilità era aumentata del 12%, la morfologia era del 17% migliore e c’era il 22% di spermatozoi in più. Dopodiché tutti e quattro i gruppi hanno interrotto gli esercizi. Il risultato dello stop è stato un ritorno dello sperma alla situazione iniziale.

I ricercatori non hanno ancora analizzato in che modo l’esercizio moderato ha determinato questi miglioramenti. L’ipotesi è che determini una diminuzione dello stress e degli stati infiammatori, favorevoli per la produzione di sperma vivace e sano. In ogni caso, l’esercizio moderato potrebbe essere un modo non solo per migliorare la qualità della vita in generale, ma anche le possibilità di concepire. Una notizia di grande importanza per le tante coppia che stanno cercando di avere un figlio.

Fonte: huffingtonpost.com

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