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Aurora magazine

Nasce ACC, il Working Group per l’immunoterapia oncologica

Alleanza Contro il Cancro (ACC) è un neonato gruppo di lavoro coordinato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il suo scopo è trovare nuovi modi per usare l’immunoterapia oncologica, così da combattere il cancro quasi come un’infezione.

L’immunoterapia consiste nell’addestrare il sistema immunitario del paziente a colpire solo le cellule tumorali. L’approccio purtroppo non è efficace su tutti i pazienti. Gli scienziati del Working Group del Bambino Gesù cercano biomarcatori che identifichino gli individui che potrebbero beneficiarne. In questo modo si evita di esporre le persone a trattamenti per loro inutili e magari dannosi.

Alla guida dell’ACC c’è la professoressa Concetta Quintarelli, responsabile del Laboratorio di Terapia Genica dei tumori dell'Ospedale Bambino Gesù. L’attività principale sarà non solo individuare fin da subito gli individui non responsivi, ma anche cercare un modo per renderli responsivi. A questo scopo, i ricercatori svilupperanno nuove terapie combinate.

Le cellule cancerogene sono spesso invisibile per il sistema immunitario. Nell’immunoterapia oncologica, il paziente riceve dei reagenti che indirizzano anticorpi e immunoglobuline contro il tumore. Queste sostanze fanno da ponte tra il sistema immunitario e le cellule tumorali, consentendo di distruggere solo queste ultime. In alcuni casi, invece, si modificano geneticamente alcuni linfociti T del paziente a questo scopo. Una volta rimessi in circolo, i linfociti modificati addestrano il sistema immunitario a riconoscere e colpire il tumore.

L’immunoterapia oncologica è un approccio estremamente innovativo nel contesto dei tumori solidi. Per il momento, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è l’unica struttura italiana a proporre terapie del genere. Alleanza Contro il Cancro aiuterà a estendere queste metodologie ad altri tipi di tumore. L’obbiettivo è creare trattamenti sempre più specifici e tagliati su misura per il paziente.

Fonte: osservatoriomalattierare.it

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Trovato collegamento tra insonnia e infertilità femminile

Le donne che soffrono di disturbi del sonno e insonnia hanno più probabilità di avere problemi di infertilità. Lo rivela uno studio guidato dal dottor I-Duo Wang del Tri-Service General Hospital and National Defense Medical Center di Taipei.

Studi precedenti avevano trovato un collegamento tra apnea notturna e infertilità. Lo studio in questione si è concentrato solo sulle donne affette da altri disturbi del sonno. Ha così offerto nuove prove sul legame tra sonno e fertilità femminile. Secondo gli autori, le donne in cerca di un figlio dovrebbero andare a dormire prima e lasciare il cellulare in un’altra stanza. Anche mangiare bene e fare regolare esercizio fisico aiuta a migliorare le chance di concepire.

Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato i dati di circa 16.718 donne con disordini del sonno, raccolti tra il 2000 e il 2010 a Taiwan. Il gruppo di controllo comprendeva invece 33.436 prive di questi problemi. L’età media in entrambi i gruppi era di 35 anni e le donne avevano tra i 20 e i 45 anni.

Gli studiosi hanno seguito le donne per circa 5 anni. In questo periodo, 29 donne con disturbi del sonno aveva sviluppato problemi di infertilità, contro le 34 del gruppo di controllo. Tenendo conto anche di fattori come l’età, le donne del primo gruppo sono risultate 3.7 volte più vulnerabili a problemi di infertilità.

Le donne con disturbi del sonno non solo avevano più problemi di fertilità, ma mostravano anche una serie di problemi cronici di salute. Tra questi c’erano pressione alta, colesterolo alto, problemi polmonari, malattie renali. Mostravano inoltre un ciclo mestruale più irregolare, depressione, ansia e problemi di tiroide.

È ancora poco chiaro quale sia l’esatto collegamento tra insonnia e infertilità. In ogni caso, lo studio suggerisce un legame, evidenziando come sia necessario affrontare il problema nel caso si manifestasse.

Fonte: reuters.com

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Rallentata la progressione della malattia di Huntington

La professoressa Sarah Tabrizi dell’Università di Londra ha annunciato i primi risultati positivi nella lotta contro la malattia di Huntington. La fase 1 dei trial per un nuovo farmaco ha avuto successo. Il trattamento ha rallentato la progressione della malattia genetica, offrendo per la prima volta una speranza concreta. Infatti, i trattamenti attuali consentono solo di attenuare i sintomi, ma non agiscono sulla malattia in sé.

Il farmaco è composto da una striscia di DNA sintetico, adattabile anche ad altre malattie neurodegenerative. L’approccio potrebbe quindi offrire una speranza anche contro Alzheimer e Parkinson. Per il momento, però, i risultati riguardano solo la malattia di Huntington.

La malattia di Huntington è provocata da una variazione genetica ereditaria. Il gene difettoso dà istruzioni per produrre una proteina tossica, copiata da molecole messaggere e diffusa nel cervello. Il farmaco si chiama Ionis-HTTRx e intercetta le molecole, distruggendole prima che la proteina si diffonda. La somministrazione prevede un’iniezione direttamente nel fluido che circonda il midollo spinale. In questo modo il farmaco raggiunge il cervello e non si disperde.

La fase 1 del trial ha coinvolto 46 donne e uomini nelle prime fasi della malattia. I medici hanno iniettato a metà di loro quattro dosi del farmaco a un mese di distanza l’una dall’altra. Ad ogni iniezione, hanno aumentato il dosaggio. L’altra metà ha ricevuto un placebo. I soggetti che hanno ricevuto il farmaco, hanno mostrato un abbassamento dei livelli della proteina.

Nonostante i risultati siano positivi e facciano ben sperare, servirà uno studio più ampio per confermarli.

Fonte: theguardian.com

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Il CERN aiuta la ricerca medica contro il cancro

La nuova struttura CERN MEDICIS ha prodotto per la prima volta radioisotopi per la ricerca medica. L’obbiettivo era fornire una vasta gamma di radioisotopi, alcuni dei quali possono essere prodotti solo dal CERN stesso. I radioisotopi saranno destinati prima di tutto agli ospedali e ai centri di ricerca svizzeri ed europei. I medici li useranno a fini diagnostici e per i trattamenti contro il cancro.

I radioisotopi si usano nella medicina di precisione per diagnosticare tumori e malattie cardiache. Servono inoltre per indirizzare piccole quantità di radiazioni esattamente dove serve. In questo modo si colpisce il tumore e si tocca pochissimo tessuto sano. CERN MEDICIS ha creato tipi particolari di radioisotopi, così da ampliare il numero delle applicazioni.

Si definiscono radioisotopi gli isotopi naturalmente radioattivi. Alcuni tipi si trovano un po’ ovunque in minime quantità, mentre altri non esistono in natura. Per ottenere questi ultimi è necessario usare un acceleratore di particelle. I ricercatori di MEDICIS hanno usato un raggio di protoni presente presso ISOLDE, un laboratorio del CERN. Hanno così ottenuto Terbium 155Tb, un radioisotopo promettente per la diagnosi del cancro alla prostata.

La comunità scientifica usa ampiamente i radioisotopi, ma molti di questi non sono i migliori per gli scopi prefissati. MEDICIS ha lo scopo di creare radioisotopi ad hoc per le varie necessità, così da migliorare diagnostica e terapie. Una volta estratti i radioisotopi, i ricercatori li attaccano a una molecola, affinché si leghi al tumore. Ciò li rende iniettabili nella zona colpita dal tumore, senza interessare altre parti del corpo.

Fonte: phys.org

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