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Nuove linee guida per i test genetici per il cancro alla prostata

Esistono poche linee guida sul tipo di approccio da seguire nel caso dei test genetici per il rischio di cancro alla prostata. Un team di esperti ha deciso di ovviare al problemi. I ricercatori ritrovatisi al Sidney Kimmel Cancer Center (SKCC) presso la Thomas Jefferson University hanno stilato una serie di raccomandazioni a riguardo.

Sempre più studi provano l’esistenza di fattori genetici ereditari alla base del cancro alla prostata. I test genetici possono fornire agli uomini e alle loro famiglie le informazioni necessarie per prevenire questo rischio. Nel caso in cui la malattia si manifestasse, inoltre, sono una guida per individuare i trattamenti migliori.

Si calcola che circa il 10-15% dei casi di cancro alla prostata abbiano una base ereditaria. Alcune delle anomalie genetiche causa del tumore sono state identificate e sono individuabili mediante test genetici. Ecco perché, in caso di sospetta familiarità, è importante richiedere una consulenza genetica ad hoc. Urologi, medici di famiglia e oncologi sono però i primi a dover dare tutte le informazioni necessarie a riguardo. Ciò rende necessarie delle linee guida, così da fornire tutta la guida di cui i pazienti hanno bisogno.

Le linee guida mirano a fornire dei consulti sempre più precisi, così da affrontare anche situazioni difficili. I risultati dei test genetici per il rischio di cancro alla prostata, infatti, possono influenzare intere famiglie. Una eventuale familiarità ereditabile di cancro alla prostata riguarda non solo chi fa il test, ma anche i suoi figli, fratelli e genitori.

L’iniziativa del SKCC ha coinvolto oltre 70 esperti tra urologi, genetisti, oncologi.  Tra questi c’erano anche ginecologi ed esperti del cancro al seno, oltre che studiosi di bioetica. Tutti insieme hanno stilato le seguenti raccomandazioni:

  • Gli urologi sono spesso i primi a diagnosticare il cancro alla prostata. Sarebbe loro compito scavare nella storia del paziente, individuando eventuali tumori nella famiglia materna e paterna. Non solo i casi di tumore alla prostata, ma anche quelli al seno, alle ovaie e altri potrebbero essere collegati a una predisposizione genetica. Questo potrebbe aiutare altri membri della famiglia a elaborare strategie di prevenzione.
  • È importante diffondere maggiori informazioni sui test genetici. In particolare, bisognerebbe informare i soggetti a rischio di predisposizione genetica.
  • I test genetici oggi in commercio testano le varianti di 10-14 geni specifici per il rischio di cancro alla prostata. Dal punto di vista clinico, è meglio soffermarsi su determinati sottoinsiemi di geni. Ad esempio, i risultati dei test BRCA sono clinicamente rilevanti: molti uomini con il cancro alla prostata mostrano infatti anomalie a questi geni. In presenza di tali mutazioni, anche il tumore si comporta in maniera differente.

Fonte: jefferson.edu