Uno studio internazionale ha analizzato il consumo di alcool in gravidanza di oltre 7.000 donne, provenienti da 11 paesi europei. Il paese più virtuoso è risultato la Norvegia, mentre il Regno Unito ha il tasso più alto di donne che bevono pur sapendo di essere incinte. In ogni paese, i ricercatori hanno usato gli stessi metodi e gli stessi criteri. In questo modo i dati sono risultati comparabili e si è ottenuto un quadro più ampio della situazione in Europa.
In media, il 16% delle donne degli 11 paesi ha bevuto quando la gravidanza era già conclamata. Le donne che hanno riportato di aver bevuto erano in gran parte mature, di cultura alta e lavoratrici. Molte di loro avevano il vizio del fumo prima di rimanere incinte. Analizzando le statistiche dei singoli paesi, la percentuale sale al 28,5% nel Regno Unito e scende al 4,1% in Norvegia.
Perché una differenza così marcata tra Regno Unito e Norvegia? In media i britannici bevono molto di più dei norvegesi. Ciononostante, paesi con un consumo di alcool simile hanno comunque poche donne incinte e bevitrici. Tra questi ci sono ad esempio la Polonia e la Francia. Manca quindi la correlazione tra percentuali di bevitori in generale e di donne che bevono in gravidanza. Secondo gli autori dello studio, potrebbe essere determinante l’informazione sulle conseguenze dell’alcool in gravidanza.
Tra le donne che hanno dichiarato di aver bevuto in gravidanza, il 39% ha consumato almeno un’unità di alcool al mese. In Italia il 7,8% di queste ha addirittura bevuto 1-2 unità a settimana. Pare che le donne italiane che continuano a bere in gravidanza bevano molto di più di quelle di altri paesi. Di nuovo, l’informazione e la cultura nazionale potrebbe avere un ruolo chiave.
L’analisi ha compreso nelle percentuali anche coloro che hanno bevuto solo 1-2 unità di alcool durante tutta la gravidanza. Bisogna però tenere conto che non esiste una quantità minima sotto la quale l’alcool in gravidanza è sicuro. È quindi bene evitare gli alcolici in toto. Per tutelare la salute del bebè è bene che la mamma si sottoponga ad esami di screening prenatale come il test del DNA fetale.
Fonte: fhi.no/en
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