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Aurora magazine

Il litio in gravidanza è più sicuro di quanto si credesse

I medici hanno sempre associato il litio in gravidanza a un aumento delle malformazioni cardiache congenite nel bambino. Uno studio del Brigham and Women's Hospital (BWH) ha invece mostrato che l’influenza del farmaco è molto meno significativa.

Il consumo di litio in gravidanza è stato associato a un rischio 400 volte maggiore per il bambino di anomalia di Ebstein, una malformazione congenita del cuore. È stato inoltre collegato a un rischio 5 volte maggiore di difetti cardiaci nel corso dell’infanzia, se preso nelle prime fasi della gravidanza. Ciononostante, un nuovo studio ridimensiona questi numeri. Secondo gli autori, il rischio di difetti cardiaci sarebbe di 2 casi per 100 bambini, contro 1 caso per 100 bambini della norma.

Il report del 1979 includeva i dati di 225 bambini esposti al litio nel ventre materno. Di questi, 18 avevano sviluppato difetti cardiaci congeniti e 6 l’anomalia di Ebstein. Le considerazioni sulla pericolosità del litio in gravidanza si sono sempre basate su questi dati. Ciò ha portato molte donne affette da disturbo bipolare a evitare la gravidanza, o a interrompere la terapia farmacologica.

Gli studi successivi a quello del 1979 sono sempre stati piccoli e sospetti di conflitto d’interesse. Quei pochi affidabili, pur ridotti, hanno comunque fallito nel mostrare una correlazione forte tra litio e anomalia di Ebstein, patologie cardiache e malformazioni congenite.

La nuova scoperta suggerisce che l’uso del litio durante il primo trimestre sia associato a un rischio 2 volte maggiore di malformazioni cardiache. Un numero rilevante, ma di gran lunga inferiore rispetto a quello riportato nel report del 1979. Inoltre, il rischio dipenderebbe in larga parte dalla dose. Ciò ridimensiona il rapporto tra benefici del trattamento e rischi per il feto.

Gli autori dello studio hanno analizzato oltre 1,3 milioni di gravidanze tra il 2000 e il 2010. Hanno cercato una possibile associazione tra malformazioni cardiache infantili e assunzione di litio materna in gravidanza. Hanno comparato i dati di chi è stato esposto al litio durante il primo trimestre, chi non è stato esposto e coloro esposti a farmaci analoghi.

Le malformazioni cardiache erano presenti in 16 bambini sui 663 esposti al litio e in 15.251 su 1.322.955 non esposti. Quindi si parla di 24 casi ogni 1.000 nel primo gruppo, contro 11 ogni 1.000 nel secondo. Le analisi sui bambini esposti a farmaci analoghi hanno dato risultati simili.

Fonte: medicalxpress.com

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L'alcool in gravidanza altera i tratti somatici del bambino

Secondo uno studio belga-australiano, basta pochissimo alcool in gravidanza per alterare i tratti somatici del bambino. Il team ha scoperto che un'esposizione anche minima influenza lo sviluppo di naso, guance e occhi. Questa è un'ulteriore prova di come l'alcool in gravidanza sia del tutto da evitare.

La ricerca è stata condotta dagli studiosi del Murdoch Children's Research Institute su oltre 400 donne incinte. I ricercatori hanno analizzato le abitudine materne e mappato i tratti somatici nei bambini. Le osservazioni sono andate avanti anche dopo la nascita dei bambini, per circa 1 anno.

Uno studio dei CDC statunitensi del 2015 ha mostrato che 1 donna su 10 consuma alcolici durante la gestazione. Questo nonostante si sappia che l'eccesso di alcool in gravidanza può causare deficit fisici e psichici nel bambino. Alcuni di questi problemi causano un peso alla nascita troppo basso, problemi nell'apprendimento, problemi di udito e vista.

La ricerca belga-australiana fa parte dell'AQUA Study, che ha coinvolto oltre 1.600 donne per comprendere le conseguenze dell'alcool in gravidanza. Lo studio ha analizzato come i diversi livelli di alcool prenatale influenzino i tratti somatici. Gli scienziati hanno dato alle madri dei questionari sul consumo di alcool nei 3 mesi precedenti al concepimento e durante il primo trimestre. A un anno dal parto, hanno usato una tecnica di analisi facciale 3-D per mappare i visi di 415 bambini.

I ricercatori hanno etichettato come "basso consumo" meno di 20 grammi di alcool a volta e meno di 70 a settimana. Hanno considerato "consumo moderato" 21-49 grammi a volta e meno di 70 a settimana. Hanno invece etichettato come "consumo elevato" più di 50 grammi a volta.

Secondo i dati raccolti, basta un consumo moderato di alcool per influenzare i tratti somatici del bambino. Le conseguenze più rilevanti si hanno con il consumo durante il primo trimestre. Le anomalie sono invisibili ad occhio nudo, ma comunque presenti e misurabili. Si concentrano soprattutto intorno a naso, labbra e occhi. Durante la gravidanza è dunque sconsigliato il consumo di alcool. Al contrario è importante sottoporsi ad esami di screening prenatale che rilevano la presenza di eventuali anomalie cromosomiche nel feto.

Fonte: medicalnewstoday.com

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In gravidanza l'ormone dello stress raggiunge anche il bambino

Uno studio dell'Università di Zurigo mostra come lo stress in gravidanza danneggia anche il feto. Lunghi periodi di stress materno cambiano infatti il metabolismo nella placenta, influenzando la crescita del feto. Il fenomeno aumenta il rischio che il bambino sviluppi deficit comportamentali e cognitivi crescendo.

Quando è sotto pressione, il corpo umano rilascia ormoni che servono a gestire la situazione. Uno di questi è l'ormone di rilascio della corticotropina, che provoca un aumento dell'ormone dello stress cortisolo. In gravidanza, questi ormoni superano in parte la barriera della placenta e raggiungono il feto.

L'aumento degli ormoni dello stress accelera lo sviluppo fetale. Lo scopo è consentire al bambino di nascere prima e dargli più possibilità di sopravvivere, anche se prematuro. Un meccanismo utile in natura, che però poco si applica alla vita moderna e che ha molte conseguenze negative. Una crescita accelerata ostacola infatti il corretto sviluppo degli organi. Quanto deve durare la condizione di stress, però?

I ricercatori hanno esaminato 34 donne incinte sane, sottoposte a test di screening prenatale a fini diagnostici. La situazione può essere stressante per molte donne in gravidanza, aumentando quindi la secrezione di cortisolo. Gli scienziati hanno comparato i livelli dell'ormone nella saliva materna e quelli nel fluido amniotico. Hanno così rilevato che non c'era nessuna connessione.

Per esaminare gli effetti dello stress prolungato, il team ha monitorato un gruppo di donne lungo tutta la gravidanza. Le puerpere hanno completato dei questionari riguardanti la loro condizione psicofisica. I ricercatori hanno confrontato i risultati dei questionari, i livelli di ormone di rilascio della corticotropina nella madre e quelli nel feto. Hanno così evidenziato una correlazione tra i dati.

Le implicazioni dello stress sul feto sono ancora in poco chiare, anche se si conoscono diversi effetti negativi. È quindi importante che le future mamme ricevano collaborazione e supporto costante, anche da parte di uno specialista, se serve.

Fonte: uzh.ch

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L’aspirina in gravidanza previene la preeclampsia e fa bene al bambino

Le donne incinte devono stare molto attente con l’assunzione di farmaci e consultare sempre il proprio medico. Questo principio si applica anche ad una scoperta fatta da un gruppo di ricercatori canadesi. Un team dell’Università Laval ha analizzato gli effetti dell’aspirina in gravidanza. Ha così scoperto che in piccole dosi previene la preeclampsia e le anomalie nel peso fetale.

La preeclampsia è un disordine multisistemico che provoca anomalie nella formazione e nelle funzioni della placenta. Nella madre aumenta il rischio di incorrere in patologie cardiovascolari, come ipertensione cronica e ictus. Inoltre, insieme a uno scarso peso alla nascita, è uno dei principali pericoli per la salute del bambino. I bambini nati da madri con la preeclampsia hanno maggiori probabilità di incorrere in ictus e patologie coronariche una volta adulti.

I ricercatori sono partiti da studi precedenti per trovare nuovi possibili trattamenti per il disordine. Hanno analizzato 45 studi, per un totale di 20.909 donne incinte. Si sono concentrati sui soggetti che avevano dichiarato di aver assunto aspirina in gravidanza, prendendo nota anche del dosaggio. Hanno quindi cercato una correlazione tra riduzione del rischio di preeclampsia e assunzione di aspirina in gravidanza. Hanno inoltre cercato il dosaggio ottimale per ottenere gli effetti migliori.

Parte delle donne avevano ricevuto aspirina, parte un placebo e una terza parte non aveva ricevuto niente. I ricercatori hanno suddiviso i casi a seconda del dosaggio e del periodo nel quale le puerpere avevano cominciato l’assunzione. Il primo gruppo comprendeva donne che avevano iniziato prima della 16° settimana, il secondo dopo la 16°.

Il gruppo che aveva cominciato il trattamento prima della 16° settimana ha mostrato un tasso minore di casi di preeclampsia. Anche il peso dei bambini alla nascita era in media più alto rispetto a quante non avevano assunto niente. Inoltre, a un dosaggio maggiore è corrisposto un rischio minore. La scoperta è in linea con quanto evidenziato negli studi precedenti. Ciononostante, prima di cominciare ad assumere regolarmente aspirina in gravidanza sarà meglio aspettare altri studi.

Durante la gravidanza è consigliabile che la mamma monitori la propria salute e quella del bebè: una sana alimentazione e controlli medici regolari sono consigliati. Esami di screening prenatale come il test del DNA fetale rilevano la presenza di eventuali anomalie cromosomiche nel feto.

Fonte: medicalnewsbulletin.com

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