Si sa che una dieta ricca di zuccheri e grassi durante la gestazione è dannosa per madre e figlio. Uno studio condotto dal Karolinska Institutet di Svezia l'ha addirittura collegata all'epilessia infantile. Aumentare troppo di peso nelle prime fasi della gravidanza aumenterebbe infatti il rischio di epilessia nel bambino.
Si sa poco sia delle cause dell'epilessia sia delle conseguenze dell'obesità materna sulla salute neurologica del bambino. Secondo lo studio svedese, le due cose sarebbero in parte collegate. Il Dr. Neda Razaz ha condotto quindi uno studio su oltre 1,4 milioni di gravidanze avvenute in Svezia tra il 1997 e il 2011. Ha esaminato l'indice di massa corporea (BMI) delle madri nel primo trimestre e ha incrociato i dati con il numero di bambini epilettici. In questo modo ha trovato una correlazione tra indice materno molto alto e probabilità di sviluppare la malattia.
Di 1,4 milioni di bambini esaminati, fino al 2012 7,592 (lo 0,5%) sono risultati epilettici. L'incidenza dell'epilessia tra i soggetti aventi tra i 28 giorni e i 16 anni è in media di 6,79 su 10.000. Tra i figli di donne normopeso, con un BMI intorno a 25, è di 6,30 su 10.000. Tra i figli di donne con BMI 25-30 è però di 12,4 ogni 10.000. Un grosso eccesso di peso nelle prime fasi della gravidanza aumenta quindi il rischio di epilessia infantile del 11% circa.
Più grave è l'obesità più aumenta il rischio per il bambino. Nel caso di BMI 30-35, il rischio è più alto del 20%. Nel caso di BMI 35-40 il rischio è più alto del 30%. In caso di obesità di grado III, quindi sopra il BMI 40, si parla addirittura di un 82% in più di rischio.
Secondo i ricercatori, l'obesità materna potrebbe causare delle infiammazioni che intaccherebbero lo sviluppo fetale. Ne conseguirebbero danni cerebrali che potrebbero stimolare l'emergere di disordini neurologici. Inoltre altri studi hanno provato che un eccesso di grassi e zuccheri in gravidanza provoca disordini metabolici sia nella donna che nel bambino. Ciò potrebbe portare a complicazioni più avanti nella vita adulta.
Fonte: guardian.ng