L’Inps, l’associazione aBRCAdaBRA e la la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia hanno raggiunto un accordo fondamentale per centinaia di persone. Le donne portatrici del gene BRCA possono ricorrere alla chirurgia preventiva, seppure ancora sane. D’ora in avanti, avranno diritto a una percentuale di invalidità civile.
In Italia ci sono 75-150 mila persone portatrici delle mutazioni BRCA. Ciò aumenta il rischio di tumore al seno e alle ovaie anche sotto i 30 anni. Per evitarlo, si possono fare tre cose:
- visite periodiche ravvicinate;
- chemio preventiva;
- mastoplastica preventiva.
Per gran parte delle donne le visite specialistiche sono più che sufficienti. Per i soggetti ad alto rischio, invece, la rimozione parziale o totale della mammella è l’unico soluzione. L’operazione comporta una menomazione permanente, con quindi un forte disagio funzionale e psicologico. Ecco perché le associazioni hanno chiesto l’invalidità per le donne che affrontano l’intervento, anche se non malate di tumore. Sarà una percentuale proporzionale alla gravità del disturbo e pari a un “handicap non grave”.
Grazie all’accordo, le persone portatrici di mutazioni BRCA saranno tutelate anche se la malattia oncologica non è in atto. Questo è il segno di una nuova consapevolezza sul rischio genetico e sull’importanza della prevenzione. Soprattutto, riconosce l’impatto di una scoperta del genere sulla vita di una donna, costretta a rivoluzionare il proprio corpo per proteggersi.
Fonte: quotidianosanita.it