Un recente studio ha valutato gli effetti della chirurgia salva-fertilità in donne con tumori ovarici borderline.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 213 donne e le hanno seguite per una media di 75 mesi. Nell’81% dei casi si trattava di un tumore in fase 1, nel 4% di un tumore in fase 2 e nel 15% di un tumore in fase 3. Le donne soffrivano di tipi diversi di tumore: 140 avevano un carcinoma ovarico sieroso; 69 un tumore mucinoso borderline. L’età media delle donne era 38,7 anni e il 62% di loro aveva meno di 40 anni al momento della diagnosi.
Delle 213 donne seguite, 112 hanno subito un’operazione chirurgica salva-fertilità. In quasi metà dei casi si è trattato di chirurgia conservativa, come cistectomia e ovariectomia parziale. Su 50 pazienti che avevano una recidiva in corso, 40 hanno subito la chirurgia conservativa. Le analisi hanno rivelato un collegamento tra chirurgia conservativa e aumento del rischio di recidive.
Durante lo studio, sono morte 20 donne. In 11 casi, la causa è stata il tumore alle ovaie e 6 di loro aveva subito un intervento conservativo. Ciononostante, i ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra preservazione della fertilità e mortalità maggiore. Invece, hanno documentato circa 67 gravidanze in 42 donne.
Secondo gli autori dello studio, una diagnosi precoce e il ricorso alla chirurgia salva-fertilità aumenterebbe le possibilità di concepire. In ogni caso, le probabilità rimangono legate all’età della paziente, alle sue riserve ovariche e allo stato di salute generale.
Fonte: medscape.com