Con il termine coronaropatia si indica un’alterazione a carico delle arterie coronariche del cuore. L’alterazione può avere una natura sia anatomica sia funzionale. La più comune è la coronaropatia arteriosclerotica, ma si possono verificare anche processi infiammatori legati alla scarsità di sangue. Inoltre, le possibili cause possono essere legate sia allo stile di vita sia a fattori genetici.
Il cuore ha tre arterie principali:
- intraventricolare;
- circonflessa;
- coronarica.
Talvolta grasso e colesterolo si accumulano sulle pareti interne delle arterie, formando le cosiddette placche. Il flusso sanguigno rallenta e il miocardio smette di ricevere sangue a sufficienza. Le placche provocano anche un irrigidimento delle pareti arteriose, noto come indurimento delle arterie o aterosclerosi. Perché questo accade?
Ci sono dei fattori di rischio intrinsechi nell’individuo, come la predisposizione genetica, l’età e il genere. I fattori modificabili hanno però un ruolo essenziale, che può determinare la comparsa o meno della malattia. Tabagismo, ipertensione, obesità e sedentarietà interagiscono con i fattori genetici e aumentano il rischio di coronaropatia.
Affinché le arterie si ostruiscano possono volerci diversi anni. Spesso i sintomi sono minimi e diventano rilevanti solo quando la malattia è a uno stadio avanzato, se non fatale. I sintomi più comuni sono dolore al petto, stanchezza, dolore al braccio e all’addome. Ce ne sono però molti altri che dipendono dalla fisicità e dallo stile di vita della singola persona.
La diagnosi avviene mediante un’analisi del quadro clinico e accertamenti medici tra cui: elettrocardiogramma, ecocardiogramma, esame sotto sforzo, ecografia intravascolare, angiogramma coronarico.
Fonte: pharmastar.it