I ricercatori della American University hanno sviluppato un test genetico per individuare la resistenza agli antibiotici. Secondo le prime sperimentazioni, il test è accurato quanto le culture in vitro e molto più rapido. Potrebbe quindi facilitare il trattamento di infezioni respiratorie resistenti agli antibiotici più comuni.
Il test serve a determinare se il paziente è infetto da batteri con il gene mef(A). La variante rende i batteri resistenti a due degli antibiotici più diffusi: eritromicina e azitromicina. Quest’ultimo, in particolare, è il più prescritto e usato negli Stati Uniti.
Il test individua il gene in circa 10 minuti, niente a che vedere con le ore di una coltura in vitro classica. Sarebbe quindi più facile da usare negli iter diagnostici quotidiani, anche dai medici di famiglia. Basterebbero pochi minuti per comprendere se i trattamenti normali non funzionano a causa di questa resistenza.
Questo nuovo studio mette anche in luce un problema sempre più grave, negli Stati Uniti ma anche in Italia. I batteri stanno sviluppando una crescente resistenza agli antibiotici, che li rende più difficili da combattere e più pericolosi. Si calcola che i “super batteri” infettino circa 2 milioni di persone all’anno solo negli Stati Uniti. Di queste, circa 23.000 muoiono a causa dell’infezione non curata.
Al di là dei test genetici, è importante sviluppare una maggiore coscienza nell’uso degli antibiotici. Bisognerebbe sempre usarli solo dietro prescrizione medica e secondo le modalità indicate.
Fonte: american.edu