Circa 1 nuovo nato su 700 soffre di sindrome di Down, il che la rende il difetto congenito in assoluto più comune. I comuni test di diagnosi prenatale aiutano a individuarlo, ma comportano diversi rischi per il feto. Ecco perché sono nati test di screening prenatale non invasivi, sicuri per la donna e per il feto. Il team del dottor Zhiyong Zhang sta cercando un modo per rendere questo strumento ancora più potente.
I ricercatori hanno individuato un biosensore utilizzabile per diagnosticare la sindrome di Down. Per il momento la ricerca è ancora in corso, ma un giorno potrebbe portare a nuovi test prenatali. Secondo le previsioni del dottor Zhang, il test sarà veloce ed economico, alla portata di tutti. Avrà l’accuratezza del sequenziamento genetico senza le tempistiche, o almeno così spera.
Gli scienziati hanno usato chip biosensori con una base di solfuro di molibdeno, sovrastata da nanoparticelle d’oro. Sulle nanoparticelle hanno bloccato campioni di sequenze di DNA, in grado di riconoscere una sequenza specifica del cromosoma 21. A questo punto hanno posto frammenti di cromosoma 21 sui sensori, affinché individuassero eventuali anomalie. I primi risultati sono stati incoraggianti: i biosensori hanno funzionato anche con basse concentrazioni di DNA nei campioni.
Secondo i ricercatori, il metodo sarebbe efficace anche per altre anomalie cromosomiche. Lo stesso metodo sarebbe infatti utilizzabile anche sul cromosoma 13, per diagnosticare la sindrome di Patau.
Fonte: acs.org