La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è una patologia che colpisce in prevalenza il ventricolo destro. Provoca la sostituzione del tessuto muscolare cardiaco con tessuto adiposo, con conseguenti anomalie strutturali. Si manifesta con aritmie e disfunzioni sempre più gravi, che vanno dalle palpitazioni alla sincope. Se non trattata per tempo, provoca aritmie che possono portare alla morte in pochi minuti.
Nel 30-50% dei casi ha una distribuzione familiare e si trasmette sia mediante geni dominanti che recessivi. Per questo motivo, gli elementi di storia familiare sono un criterio diagnostico fondamentale. Oltre all’anamnesi, la diagnosi comprende ECG grafici, elettrocardiogramma e risonanza magnetica. Per valutare il funzionamento del ventricolo, si può ricorrere anche a uno studio elettrofisiologico. Questo consente di determinare il tipo di aritmia e quando possa essere tollerata dal corpo.
I trattamenti attuali servono soprattutto a evitare le aritmie. Il primo passo è eliminare l’attività fisica rilevante, che potrebbe risultare mortale. Ecco perché in passato la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro ha mietuto tante vittime tra gli sportivi. È inoltre necessario procedere con una terapia farmacologica a base di betabloccanti, amiodarone, sotalolo. In caso di aritmie non controllabili in maniera tradizionale, può essere utile procedere con interventi chirurgici volti a bloccare le aritmie sul nascere. Per i pazienti che hanno già subito un attacco cardiaco, potrebbe essere necessario anche l’impianto di un defibrillatore.