Uno studio dell’Università di Stanford ha provato che in alcuni casi di IVF è meglio rimandare l’impianto degli embrioni. Rimandare sarebbe una buona strategia soprattutto per le donne con alti livelli di progesterone. In questi casi, si otterrebbe un netto miglioramento dell’esito finale dell’impianto.
Il processo di fecondazione in vitro (IVF) inizia con l’iniezione di ormoni riproduttivi, che stimolano lo sviluppo degli ovuli. I medici provvedono poi a raccogliere gli ovuli e a fecondarli in laboratorio. Gli embrioni così ottenuti vengono trasferiti nell’utero materno pochi giorni dopo, oppure vengono congelati. Di solito i medici trasferiscono subito gli embrioni migliori, mettendo da parte quelli di qualità più bassa.
I ricercatori hanno analizzato 2.910 tentativi di gravidanza effettuati con IVF. Hanno confrontato l’esito finale degli impianti di embrioni freschi e di embrioni congelati. Per avere dei risultati attendibili, hanno escluso dall’analisi gli impianti di embrioni di bassa qualità congelati. Le differenze maggiori sono state riscontrate tra le donne con alti livelli di progesterone e sopra i 35 anni.
Le donne più adulte e con più progesterone avrebbero avuto il 73% di probabilità in più di concepire usando embrioni congelati. Ciò significa che impiantare gli embrioni subito potrebbe essere controproducente, almeno con certe persone. Un eccesso di progesterone potrebbe infatti ostacolare la buona riuscita dell’impianto. Meglio quindi aspettare che i livelli dell’ormone si abbassino e nel frattempo congelare gli embrioni.
Fonte: med.stanford.edu