La dottoressa Federica Sammali ha sviluppato un sistema per misurare le contrazioni uterine. In base a questi dati, sarebbe possibile predire l’esito del ciclo di fecondazione in vitro. La ricercatrice ha infatti usato dei modelli matematici e degli algoritmi per analizzare le attività uterine in donne non incinte. Dopodiché ha usato i dati per sviluppare un sistema che distingua le condizioni uterine favorevoli e quelle avverse.
In realtà, era già noto il ruolo delle contrazioni uterine nella fecondazione in vitro. Si sa che interventi precisi possono alzare il tasso di successo della IVF. Purtroppo, mancano tecniche di misurazione precise, che distinguano le contrazioni dannose da quelle favorevoli. Le uniche disponibili sono invasive e poco efficaci. Ecco perché la dottoressa Sammali è intervenuta in merito.
La soluzione introdotta dalla dottoressa è non invasiva e precisa. Lo studio clinico condotto presso il Catharina Hospital di Eindhoven ha confermato la cosa. La ricercatrice ha misurato l’attività elettrica dell’utero umano non in gravidanza, grazie a una griglia di elettrodi poggiati sull’addome. In questo modo ha raccolto i segnali elettrici e li ha collegati alle diverse fasi del ciclo mestruale.
La tecnologia a ultrasuoni ha permesso di quantificare anche l’attività meccanica dell’utero. La dottoressa Sammali ha estratto i movimenti dell’utero a partire da quelli più grandi generati dagli organi circostanti.
A partire da tutti questi dati, la ricercatrice ha sviluppato un metodo per predire l’esito della IVF. Per testarlo, ha coinvolto un gruppo di donne che si stavano sottoponendo a cicli di fecondazione in vitro. Ne ha predetto l’esito con una accuratezza del 94%.
Fonte: tue.nl