Singapore ha eliminato i limiti di età per il ricorso alla fecondazione in vitro. Inoltre, ha eliminato il tetto massimo di cicli di IVF effettuabili ed emesso sussidi per i trattamenti di fecondazione assistita. La scelta del nuovo governo mira a incentivare la genitorialità, allungando il lasso di tempo in cui è possibile fare ricordo a queste tecnologie.
Il limite massimo per fare ricorso alla fecondazione in vitro era di 45 anni per le donne, anche per quelle ancora tecnicamente fertili. Con queste nuove misure, il limite sparisce. Lo stesso vale per quello che imponeva un numero massimo di cicli, che di rado bastavano per le coppie in età più avanzata.
Capitava spesso che le donne dovessero abbandonare la terapia prima di riuscire a ottenere ovociti sani, di fatto vanificando gli sforzi già fatti. Uno dei grossi problemi della fecondazione assistita a Singapore è infatti il divieto di preservare gli ovociti. Per farlo, servono ragioni mediche gravi, come ad esempio un tumore. Questo rende più difficile ottenere gameti sani, specie quando l’età inizia a farsi avanzata.
La scelta ha suscitato qualche perplessità nel mondo. Man mano che l’età avanza, ci sono sempre più rischi sia per la donna sia per il bambino. Aumenta il rischio di ipertensione, così come quello di anomalie cromosomiche nel feto. D’altra parte, gli abitanti di Singapore si sposano sempre più tardi e fanno sempre meno figli. Questo ha spinto il governo a cercare una soluzione di qualche tipo.
Fonte: theindependent.sg