Cresce il numero di coppie che vanno negli Stati Uniti per praticare la fecondazione assistita. Lo rivela uno studio del Georgia Institute of Technology. Comparati agli statunitensi, i “turisti della riproduzione” sono più inclini a usare ovociti donati e sfruttare gli screening prenatali.
Lo studio analizza i dati di più di 1 milione di cicli di fecondazione assistita, praticati tra il 2006 e il 2013. In questo lasso di tempo, il numero di coppie straniere è salito dall’1,2% a un totale dell’2,8%. Nel 2013 le coppie straniere che hanno praticato la fecondazione assistita negli Stati Uniti sono state quasi 5.400.
Gli stranieri hanno cercato trattamenti non disponibili nei loro paesi, sfruttando certe tecnologie molto di più degli statunitensi stessi. Il 42% dei cicli di non residenti ha previsto l’uso di ovociti donati, contro il 10,6% dei cicli di statunitensi. Inoltre, gli stranieri hanno richiesto madri surrogate 8 volte in più rispetto ai residenti (il 12,4% contro l’1,6%). Anche la percentuale di test genetici pre-impianto è stata 4 volte superiore a quella dei residenti (19,1% contro 5,3%).
I pazienti stranieri esaminati provenivano da 147 paesi in tutto il mondo. Il 50% di coloro dei pazienti canadesi e inglesi hanno usato ovociti donati, probabilmente a causa di certe restrizioni legali nei loro paesi. La percentuale sale al 90% nel caso dei pazienti giapponesi.
Fonte: gatech.edu