La sindrome alcolico fetale o FAS è un disturbo provocato dall’esposizione prenatale all’alcol. Comprende un gran numero di sintomi, di gravità variabile e di natura sia fisica sia comportamentale. La letteratura medica la segnala solo a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, quindi è una patologia riconosciuta solo di recente.
Secondo gli studi, il corpo femminile contiene meno acqua rispetto a quello maschile. Per questo motivo, le donne tendono a impiegare più tempo per smaltire l’alcol ingerito. I tempi già lunghi si dilatano ancora in caso di gravidanza. In questo caso, l’alcol e i prodotti della sua metabolizzazione arrivano al feto attraverso la placenta. Il feto è incapace di metabolizzare l’alcol e lo mantiene in circolo più a lungo.
Maggiore è il consumo di alcol materno, maggiori sono i rischi cui è esposto il feto. Ciononostante, anche il consumo sporadico può essere dannoso, influendo sulle diverse fasi dello sviluppo fetale. Se consumato nei vari momenti della gestazione, l’alcol provoca infatti:
- nella 4° settimana, sviluppo anomalo del cranio;
- nel primo trimestre, dismorfologie facciali, problemi cerebrali, difetti congeniti;
- nel secondo trimestre, deficit di crescita.
L’espressione sindrome alcolico fetale è usata anche per le manifestazioni parziali del consumo di alcol. In gran parte dei casi, queste prevedono anomalie nello sviluppo fisico che rendono la diagnosi immediata. Chi soffre di FAS presenta pieghe agli angoli degli occhi, naso corto e piatto, strabismo, fronte lunga e stretta, ipoplasia mascellare e mandibolare.
La FAS è collegata anche a problemi mentali e comportamentali, quali ritardo mentale, disturbo dell’attenzione e iperattività. Alcuni soggetti presentano solo questi sintomi, il che rende la diagnosi più difficile.
Fonte: epicentro.iss.it