Uno studio dell’Institute of Cancer Research di Londra (ICR) potrebbe aprire le porte a un nuovo trattamento contro il cancro alla prostata. I ricercatori hanno usato un test genetico per individuare le zone del DNA danneggiate, così da poterle riparare con trattamenti ad hoc.
Il nuovo approccio si è già dimostrato efficace su pazienti affetti da tumore alla prostata, sui quali i trattamenti tradizionali non aveva funzionato. Purtroppo non funziona su tutti i pazienti, però. È quindi importante trovare un modo per identificare questi soggetti, in modo da evitare trattamenti destinati ad essere inutili.
Il trattamento usa un farmaco contenente una particella radioattiva, che identifica la molecola difettosa sulla superficie delle cellule tumorali. Questa molecola specifica si chiama antigene della membrana specifico della prostata (PSMA). Le analisi hanno svelato che i livelli di PSMA sulla superficie delle cellule cambiano in base al tipo di tumore e alla gravità. Potrebbero quindi aiutare a identificare i soggetti che beneficheranno del trattamento.
Nei tumori con una forte componente genetica, sui quali il trattamento è più efficace, i livelli di PSMA sono alti. Si calcola che siano quattro volte più alti che negli altri tipi di tumore alla prostata. A partire da questo, i ricercatori hanno sviluppato un test genetico che permette di identificare i pazienti in questione e le anomalie genetiche.
Secondo il professor Johann de Bono, la procedura offre un approccio efficace. Bisognerebbe quindi introdurre i test genetici nei test di routine, così da identificare subito i soggetti sui quali applicare il trattamento.
Fonte: medicaldevice-network.com