Un team di Boston ha elaborato un nuovo test non invasivo per individuare il rischio di Alzheimer. Il test è pensato per i soggetti ad alto rischio e misura la capacità di distinguere e identificare gli odori. La difficoltà a capire se due odori sono uguali o diversi sarebbe infatti un sintomo di declino cognitivo.
I ricercatori del Massachusetts General Hospital hanno coinvolto 183 pazienti con problemi cognitivi. Hanno fatto loro annusare diversi tipi di odori, chiedendo loro di identificarli e di indicare se erano diversi o uguali rispetto a quelli di prima. Hanno quindi confrontato risultati ottenuti e livelli di disagio cognitivo. È emerso che le persone con problematiche più gravi erano anche quelle con risultati peggiori. In particolare, i soggetti a rischio di Alzheimer sono stati quelli che hanno avuto più problemi nei test.
Quella di Boston è l’ennesima prova l’Alzheimer inizia almeno 10 anni prima del declino della memoria. Purtroppo i test diagnostici attuali riescono a individuare la malattia solo quando i problemi cognitivi sono già avanzati. Ciò impedisce di intervenire negli stadi iniziali dell’Alzheimer, che potrebbero essere critici per rallentare l’avanzata della patologia. È quindi necessario pensare un test che individui i primi sintomi della malattia, molto più subdoli di quelli più conosciuti.
I ricercatori di Boston hanno teorizzato che le funzioni olfattive possano fungere da primo campanello di allarme. Già studi precedenti avevano infatti individuato un collegamento tra scarso senso dell’olfatto e rischio di demenza. Se queste teorie trovassero conferma, sarebbe possibile avere un test non invasivo, efficacie e in grado di individuare l’Alzheimer con qualche "annusata".
Fonte: medicaldaily.com