Un recente studio condotto su 2000 future mamme conferma la sicurezza dell'analisi del DNA fetale
Il test standard utilizzato per il riconoscimento della presenza di eventuali anomalie genetiche nel feto, o di anomalie cromosomiche, è l’amniocentesi. Si tratta di un test invasivo per la donna e per il feto: un ago attraverso l'addome della mamma entra nel sacco amniotico e ne aspira del liquido. Questo test espone la mamma a un rischio di aborto pari all’1% e può indurre malformazione e infezioni nel feto.
L'analisi del DNA fetale raccolto dal sangue materno è preferibile all'amniocentesi, perché non è invasiva e di conseguenza non espone madre e feto a rischi procedurali. Come sostiene il dottor Kang Zhang, direttore e fondatore dell'Istituto di UCSD for Genomic Medicine, è preferibile rilevare anomalie cromosomiche il prima possibile, consentendo in questo modo alla famiglia e alla madre la possibilità di decidere al meglio per la salute del figlio
FONTE: Kpbs.org