Un team dell’Università della California ha esaminato le cellule della retina di feti a diversi livelli di sviluppo. Le analisi dimostrano che nel secondo trimestre, molto prima di poter distinguere delle immagini, il feto è in grado di percepire la luce. Secondo i ricercatori, questo potrebbe influenzare lo sviluppo stesso.
Le cellule della retina che percepiscono la luce si sviluppano entro il secondo trimestre: lo si sapeva già. Fino ad oggi, gli scienziati le consideravano uno strumento del feto per allinearsi ai ritmi materni. Invece, queste cellule comunicano tra loro e danno all’occhio una sensibilità maggiore di quanto non si credesse.
Le cellule gangliari retiniche mandano messaggi attraverso il nervo ottico fino al cervello. In un occhio in via di sviluppo, le cellule funzionanti sono circa il 3% e comunicano con diverse aree del cervello. Alcune di esse si interfacciano con le aree responsabili del ciclo veglia-sonno. Altre mandano i segnali che regolano i movimenti della pupilla. Infine, queste cellule si connettono con le aree che regolano l’umore e le emozioni. Quest’ultimo fatto ha stupito gli scienziati.
A partire dalle analisi su topi e scimmie, gli scienziati hanno analizzato il ruolo delle cellule gangliari nello sviluppo fetale. Potrebbero addirittura essere alla base di emicranie, o spiegare perché la light therapy aiuta contro la depressione.
Fonte: berkeley.edu