Aumentano i test genetici volti a predire il rischio di tumori e ad elaborare trattamenti ad hoc. Secondo uno studio, però, il futuro sta nel doppio screening di DNA ed RNA. Ciò consentirebbe di ottenere dati più affidabili e precisi, da usare anche per valutare la presenza o meno di una predisposizione genetica.
Il rischio di ammalarsi dipende da un gran numero di fattori legati a genetica, ambiente e stile di vita. Lo stile di vita è sicuramente quello su cui è più facile intervenire, ma anche la genetica ha un grosso peso. Certe varianti predispongono infatti l’organismo alla comparsa di tumori. Individuandole, è più facile intervenire sugli altri fattori e individuare un eventuale tumore nelle primissime fasi.
I test standard si concentrano sulle mutazioni presenti nel DNA. Si sta facendo però largo un nuovo approccio, che prende in considerazione anche le mutazioni a livello di RNA. Ciò consente di moltiplicare le eventuali prove di una predisposizione genetica, riducendo i casi di falsi negativi.
Alla National Society of Genetic Counselors Annual Conference di Salt Lake City sono stati presentati i primi dati in proposito. I ricercatori hanno testato la metodologia su 2500 pazienti. Il test ha individuato circa il 6,9% di mutazioni in più, il 19% per geni specifici come i BRCA. Questo significa risultati più precisi, anche se più difficili da leggere.
Fonte: mddionline.com