Un nuovo metodo di screening prenatale consente di individuare anomalie genetiche a 5 settimane di gravidanza. È l’annuncio dei ricercatori dell’Università dello Stato del Wayne, che hanno presentato un nuovo metodo per analizzare il DNA fetale presente nei trofoblasti. In questo modo è possibile individuare eventuali anomalie cromosomiche con tempistiche impossibili con altri metodi.
Il test si chiama TRIC, ovvero “Trophoblast Retrieval and Isolation from the Cervix” che significa: “recupero e isolamento dei trofoblasti dalla cervice”. Sfrutta lo stesso principio del pap-test: il medico raccoglie un piccolo campione di tessuto dalla cervice della donna. Il tessuto comprende i trofoblasti, ovvero le cellule che si occupano dello sviluppo della placenta del feto. Al loro interno è presente il DNA fetale, che gli scienziati possono raccogliere e sequenziare con il next generation sequencing. In questo modo sono in grado di ottenere una grande quantità di dati, senza però toccare il feto.
Gli autori dello studio hanno comparato i campioni raccolti in questa maniera con quelli ottenuti dalla madre e dalla placenta. È emerso che il TRIC consente di ottenere campioni ricchi di DNA fetale, caratterizzati quindi da un basso rischio di contaminazione. Il confronto con i risultati ottenuti dai diversi metodi rivela inoltre una grande accuratezza. Ciò che è più importante, questi risultati così accurati li si può ottenere anche solo 5 settimane di gravidanza. Gli altri metodi di screening prenatale richiedono invece tra le 14 e le 16 settimane di gravidanza per poterli eseguire.
Il test del DNA fetale TRIC è il primo di una nuova generazione di metodi di diagnosi prenatale non invasiva. In futuro lo si potrebbe usare non solo per individuare eventuali malattie genetiche, ma anche per determinare rischi di aborto spontaneo o di preeclampsia.
Fonte: medicaldaily.com