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Il trigger ovulatorio non influenza il numero di cromosomi

Uno studio statunitense rivela che il tipo di trigger ovulatorio usato per la IVF non influenza il numero di cromosomi dell’embrione. Lo scopo dello studio era determinare se usare un agonista GnRH influenza la qualità degli embrioni.

Fino a poco tempo fa, la gonadotropina corionica era l’unica opzione disponibile per stimolare l’ovulazione. Negli ultimi tempi, si sta facendo strada l’uso dell’agonista dell'ormone di rilascio le gonadotropine (GnRH).

Entrambe le sostanze servono a stimolare la maturazione degli ovociti da usare per la fecondazione in vitro. Cambia il meccanismo usato a questo scopo. La gonadotropina corionica spinge le ovaie a ovulare. Il GnRH, invece, lavora sulla ghiandola pituitaria per stimolare indirettamente l’ovulazione. In questo modo si imita il processo naturale che porta una donna a ovulare.

La gonadotropina corionica aumenta il rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica. Questo rischio è quasi del tutto assente nelle donne che usano il GnRH. I ricercatori volevano però verificare che non ci fossero altri rischi per la donna e per l’embrione.

I ricercatori hanno analizzato in retrospettiva 3.049 biopsie di embrioni, ottenuti mediante 707 cicli di IVF per 543 pazienti. Hanno confrontato gli embrioni delle pazienti trattate con la gonadotropina corionica con quelli delle pazienti che avevano usato il GnRH. In particolare, hanno confrontato il tasso di aneuploidia nei due gruppi, ovvero la presenza di un numero anormale di cromosomi.

Lo studio non ha svelato differenze significative tra l’uso di gonadotropina corionica e quello del GnRH come trigger ovulatorio. È quindi possibile usare entrambe le sostanze in sicurezza, scegliendo la migliore in base al singolo caso.

Fonte: dailytelescope.com

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