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Spondilite anchilosante: cos’è e come si manifesta

La spondilite anchilosante – o pelvispondilite anchilopoietica – è una malattia genetica che colpisce la colonna vertebrale. Colpisce soprattutto gli uomini e si manifesta attorno ai vent’anni con dolori, problemi articolari, problemi cardiaci. Nelle sue forme più gravi è molto debilitante e può interessare anche occhi, intestino e polmoni.

La malattia è una forma di infiammazione cronica, che si origina dal punto in cui i legamenti si uniscono all’osso. L’infiammazione logora i legamenti e l’organismo li sostituisce con tessuto osseo. Man mano che l’infiammazione procede, si forma sempre più osso che sostituisce il tessuto elastico e limita i movimenti. Quando il processo tocca la colonna vertebrale, le vertebre si fondono e formano un’unica colonna ossea. A questo punto, il danno è irreversibile.

La spondilite anchilosante è una malattia antica, forse quella di cui soffriva Leopardi. Gli studi paleopatologici hanno rivelato addirittura mummie egizie con danni compatibili con la malattia. Nonostante questo, le prime tracce nella letteratura medica risalgono al 1559. I medici l’hanno identificata come una patologia distinta solo a metà 1800. Verso la metà del ‘900, i raggi X hanno permesso una migliore distinzione rispetto all’artrite reumatoide.

Ancora oggi è poco chiaro quale sia la causa genetica della spondilite anchilosante. Il 96% dei pazienti caucasici presenta la proteina B27 sulla superficie dei globuli bianchi. Ci dovrebbe quindi essere un collegamento genetico, ma pare che anche i fattori ambientali abbiano una loro importanza.

La malattia ha conseguenze importanti sullo stile di vita: rende più difficile lavorare, il dolore disturba il sonno e spesso impedisce anche di guidare. La diagnosi spesso tardiva e l’assenza di una terapia risolutiva contribuiscono a rendere ancora più difficile la vita di queste persone.

Fonte: sanihelp.it

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