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Aurora magazine

Come l’endometriosi influenza la fecondazione in vitro

Per chi soffre di endometriosi, il concepimento naturale può essere molto difficoltoso. In compenso, la fecondazione in vitro può essere un valido aiuto e aumentare le chance di diventare mamma. Bisogna però tenere conto di alcuni importanti fattori, in modo da non aggravare le condizioni dell’aspirante mamma.

Secondo il dottor Mark Surrey, introdurre ormoni nell’organismo può influenzare il corso della malattia. Le terapie ormonali per la IVF, infatti, tendono ad aumentare i livelli di estrogeni. Se portate avanti a lungo, le terapie possono far peggiorare l’endometriosi danneggiando salute e fertilità.

Dev’essere cura del medico fare in modo che qualsiasi mutamento nell’organismo non sia in peggio. Quindi, prima di cominciare la stimolazione ovarica, è necessario agire sull’endometriosi. In questo modo si aumentano le possibilità di concepire e si salvaguarda la salute della donna.

Diversi studi hanno provato l’utilità di effettuare una laparoscopia prima della fecondazione in vitro. L’operazione prevede la rimozione dell’endometrio in eccesso, eliminando le cisti che ostacolano il concepimento. Una volta trascorso il tempo di ripresa necessario, l’organismo è pronto per i cicli di fecondazione in vitro.

Nel caso in cui non fosse possibile effettuare la laparoscopia, bisogna agire sulle modalità della stimolazione ovarica. Il Ganirelix o il Cetrotide prevengono l’ovulazione precoce e lasciano ai follicoli il tempo di svilupparsi. Il dottor Tomer Singer raccomanda inoltre un controllo costante delle condizioni dell’endometrio. In caso di bisogno, agisce sui livelli di estrogeni in modo da ridurre i dolori e preservare la qualità degli ovociti.

Fonte: endofound.org